Ashtavakra Gita

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Mario Zanoletti
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Ashtavakra Gita

Messaggio da Mario Zanoletti » 5 febbraio 2021, 19:10

L'idea di proporre uno dei Testi più antichi e fedelmente tradotti in italiano dal sanscrito nasce dal desiderio di condividere gli insegnamenti di Maestri che veramente hanno vissuto la CONOSCENZA, quella realtà di cui il Corso in Miracoli fa riferimento.
Una richiesta, se permessa, è quella che la lettura dei capitoli sia fatta con MOLTA, MOLTA ATTENZIONE. Perché? Per il semplice fatto che vi si trovano enormi similitudini tra i due messaggi, Corso e Gita.
Tu che leggi, apri il tuo cuore e riposati nelle sublimi parole che ci sono pervenute attraverso secoli del nostro tempo terreno.
Sono 20 capitoli........ecco i primi.........poi........


Ashtavakra Gita
La Ashtavakra Gita (Gita significa "una canzone" - la canzone di Ashtavaka) si sviluppa in 20 capitoli, ognuno di essi corrispondente all’intervento di uno dei due interlocutori.
Questo dialogo riporta una tipica conversazione fra due adepti della scuola dellAdvaita Vedānta, mirando ad esaltare i principi del non-dualismo.
Il dialogo inizia con la richiesta di Raja Janaka: "Come può essere raggiunta la Conoscenza, acquisito il distacco e ottenuta la liberazione?" alla quale il Maestro Ashtavakra risponde illustrando la differenza fra realtà spirituale e illusione della mente e del mondo (come sostiene il Corso In Miracoli).
Non esiste una reale separazione fra noi e il mondo: è la mente a crearla; nel momento in cui noi siamo Uno con il Tutto, allora siamo completamente realizzati e felici.
Nulla può più turbarci o esaltarci, perché siamo in un perpetuo stato di beatitudine.
Al che Raja Janaka esultante dice di aver realizzato la sua vera natura spirituale ne esalta le virtù.
Il dialogo prosegue alternando gli interventi di Ashtavakra che continua ad illustrare il valore del non-dualismo e di Raja Janaka che ne vede gli effetti nella sua vita


Capitolo 1
Janaka disse:

Come si può acquisire la Conoscenza? Come conquistare la Liberazione? E come raggiungere il distacco? Dimmi questo, Signore.

Ashtavakra rispose:

Se stai cercando la Liberazione, mio prediletto, rifiuta gli oggetti dei sensi come veleno. Dissetati con il nettare della tolleranza, con la sincerità, la compassione, la contentezza, la verità.

Tu non sei né la terra, né l'acqua, né il fuoco, né l'aria, né l'etere. Per [conquistare] la Liberazione conosci te stesso come sostanziale consapevolezza, il testimone delle cinque sostanze. Solo se resterai stabilmente nella consapevolezza, vedendoti ben distinto dal corpo, fin da subito diventerai felice, pacificato e libero da tutti i legami.
Tu non appartieni ai bramini, ai guerrieri o a qualsiasi altra casta, tu non sei in alcuno stadio di vita, non sei nulla di ciò che i tuoi occhi possono vedere. Sei privo di attaccamento e di forma, il testimone di tutto - [dunque] sii beato, ora. Giusto e ingiusto, piacere e dolore appartengono soltanto alla mente e non ti riguardano. Tu non sei l'agente o il fruitore delle conseguenze [dell'agire]; tu sei sempre libero.

Tu sei l'unico testimone di tutto, completamente libero. La causa della sofferenza è nel ritenere il testimone qualcosa di diverso da questo. Finché sei stato ingannato dal nero serpente dell'opinione di te stesso, hai creduto stoltamente: "io sono colui che agisce"; ora dissetati col nettare dell'evidenza: "io non sono colui che agisce", e sii felice ora. Brucia la foresta dell'illusione con il fuoco della comprensione.

Conosci: "io sono Pura Consapevolezza" e sii felice delle ceneri, libero dall'angoscia. Poiché tutto ciò che si vede non è diverso da un serpente immaginato dove c'è solo una corda; ma tu sei quella gioia, la suprema conoscenza e consapevolezza; ora, sii felice. Se qualcuno crede di essere libero, è libero; se crede di essere legato, è legato. Perciò è vero il detto: "Si diventa ciò che si pensa".

La tua vera natura è perfettamente unitaria, libera, consapevolezza senza azione; il testimone di ogni cosa - senza attaccamento, senza desideri, in pace. E' solo l'illusione che ti mostra coinvolto in altre condizioni. Medita te stesso come consapevolezza immobile, libera da ogni dualismo, abbandona l'idea erronea di essere solo una coscienza limitata; qualunque oggetto interno o esterno è falso. Sei stato a lungo ingannato dall'identificazione con il corpo. Distingui con la lama della conoscenza: "io sono consapevolezza", e sii felice, mio caro.
Tu sei già realmente libero e non agente, auto-illuminato e senza macchia. La causa del tuo sentirti legato è che ancora perseveri nel fermare la mente. Tutto questo è sostanziato di te e prolungato da te, poiché tu sei fatto di pura consapevolezza - dunque non essere meschino.

Tu sei incondizionato e immutabile, senza forma e senza movimento, insondabile consapevolezza, imperturbabile - dunque ritieniti null'altro che consapevolezza. Riconosci che l'apparenza è irreale [effimera], mentre l'immanifesto è permanente.
Con questa sola iniziazione alla verità, eviterai di cadere di nuovo nell'illusione. Come uno specchio esiste separatamente dall'immagine che riflette, così il Supremo esiste insieme e separatamente a questo corpo. Così come lo stesso spazio [=aria, etere] esiste all'interno e all'esterno di una giara, così l'eterno, immutabile Essere esiste nella totalità dell'esistente.

Capitolo 2
Janaka disse:
Veramente io sono senza macchia e in pace, la consapevolezza al di là della causalità naturale. Per tutto questo tempo sono stato oppresso dall'illusione.
Solo io sono colui che dà luce a questo corpo, così io solo do luce a questo mondo. Perciò il mondo intero mi appartiene, eppure, nulla mi appartiene.
Così che ora, abbandonando il corpo e ogni altra cosa, immediatamente il mio vero Sé diventa evidente. Come le onde, la schiuma e le bolle non sono differenti dall'acqua, così tutto ciò che è emanazione di Sé, non è altro dal Sé.

Così come un abito, quando sia esaminato, non è altro che filo, così, quando tutto questo è esaminato, si scopre che non è altro che Sé. Così come lo zucchero prodotto dalla canna è tutto permeato dallo stesso sapore, così tutto questo, prodotto da me, è completamente permeato da me.
Il mondo appare per l'ignoranza di Sé, e con la Conoscenza di Sé, scompare. Dall'ignorare la corda appare il serpente, con il riconoscere la corda, il serpente scompare.
Lo splendore è la mia essenziale natura, e io sono niente altro che quello. Quando l'universo risplende, sono solo io che risplendo.

Tutto questo appare in me, immaginato, a causa dell'ignoranza, come un serpente appare sulla corda, come il miraggio dell'acqua nella luce del sole, come l'argento nella madreperla.
Tutto questo, che trae origine da me, in me si risolve, come un coccio ritorna terra, l'onda, acqua e il monile ritorna oro. Quale meraviglia io sono! Gloria a me che non perisco con la distruzione del mondo, cui ogni cosa è sottoposta, da Brahma fino all'ultimo filo d'erba.

Quale meraviglia io sono! Gloria a me, il solitario! Anche attraverso un corpo, mai io vado o vengo da nessun luogo; io permango sempre, riempiendo ogni cosa. Quale meraviglia io sono! Gloria a me! Nulla compara la mia intelligenza!
Ho dato la nascita a tutto ciò che esiste, per sempre, senza neppure esserne toccato. Quale meraviglia io sono! Gloria a me!
Non possiedo nulla, e insieme possiedo ogni cosa che la parola e la mente possano riferire. La conoscenza, la cosa conosciuta e il conoscitore - questi tre non esistono affatto.

Io sono la pura realtà in cui essi appaiono, a causa dell'ignoranza. Il dualismo è invero la radice del soffrire. Non c'è altro rimedio per esso che realizzare che tutto ciò che si può vedere è irreale, e che il Sé è l'unica immutabile realtà, che consiste nella sola coscienza.
Io sono la pura consapevolezza, sebbene attraverso l'ignoranza ho immaginato me stesso con altri attributi. Riflettendo in questo modo, il Senza-Forma è divenuto la mia casa. Per me, qui non vi sono schiavitù o liberazione. L'illusione ha perduto le sue fondamenta e ha ceduto.

Realmente tutto questo esiste in me, sebbene infine non esista neppure in me. Ho riconosciuto che tutto questo e il mio corpo stesso non sono nulla, mentre il mio vero Sé è pura consapevolezza - quindi come potrebbe agire ancora l'immaginazione?
Il corpo, il paradiso e l'inferno, la schiavitù e la liberazione, la paura sono solo attività dell'immaginazione. Cosa resta da fare a colui la cui reale natura è Coscienza?
In vero io non vedo dualismo nemmeno in una folla di persone, quale piacere posso trarre dal romitaggio in una foresta?

Io non sono il corpo, né questo corpo mi appartiene. Non sono un essere vivente. Io sono pura consapevolezza. Solo la mia sete di vita è stata la mia schiavitù.
In verità, è nell'oceano illimitato di me stesso, stimolato dalle onde multicolori dei mondi, che ogni cosa è sorta trasportata dal vento della coscienza.
E' nell'oceano illimitato di me stesso che il vento dei pensieri si placa; e il mondo, come una nave di mercanti di schiavi, naufraga per assenza di venti favorevoli.
Quale meraviglia sono, nell'oceano illimitato di me stesso, le onde che si alzano, si scontrano, danzano e scompaiono, in accordo con la loro natura.


Capitolo 3
Ashtavakra disse:

Conoscendo te stesso come la vera realtà indistruttibile, come può un saggio come te - uno che possieda la conoscenza di Sé stesso - provare alcun piacere nel possesso di ricchezze?

In vero, quando non si conosce se stessi, si trae piacere dagli oggetti della conoscenza erronea, così come il desiderio dell'argento apparente prende uno che non conosca cosa sia la madreperla.
Tutto questo sorge come le onde nel mare.
Se si riconosce "Io sono Quello" , perché affannarsi come uno che è nel bisogno?
Dopo aver udito della pura consapevolezza e della suprema bellezza, come si può inseguire i sordidi oggetti sensuali?

Quando il saggio ha realizzato di essere l'unica realtà in ogni essere, e che ogni essere è nel suo stesso Sé, il senso dell'individualità non può esistere oltre.

Non è possibile che una persona che abbia raggiunto il supremo stato non-duale e sia illuminata dai benefici della liberazione sia ancora soggetta alla bramosia e tenuta in giogo dalla possessività.
[Così come] sarebbe assurdo che chi sia già molto debilitato, e che conosca come il desiderio sia nemico della conoscenza, ancora desideri ardentemente la concupiscenza, persino quando si approssimi la sua ultima ora.
E' assurdo che colui che è distaccato dagli oggetti di questo e dell'altro mondo, che discrimina tra il durevole e l'effimero, che desidera la liberazione, provi ancora del timore verso la liberazione.

Che venga onorato o tormentato, il saggio è sempre consapevole della suprema natura del Sé e non nutre aspettative né delusioni.

La persona dalla grande anima vede persino il proprio corpo agire come il corpo di qualcun altro, dunque come può essere disturbato dall'onore o dal disonore?
Vedendo questo mondo come illusione, e abbandonato ogni interesse verso di esso, come può colui che ha una mente forte provare ancora paura, anche di fronte alla morte?

Chi è colui che può essere chiamato una grande anima, la cui mente è libera dal desiderio, libera dall'aspettativa e dalla delusione e che ha trovato la propria realizzazione attraverso la conoscenza di sé?
Come può una persona di mente stabile, che riconosce che ogni oggetto veduto è nulla, in realtà, considerare un oggetto quale desiderabile ed un altro detestabile?

Per colui che ha eliminato l'attaccamento, che è libero dal dualismo, dal desiderio e dalla repulsione, qualunque oggetto non può portare né dolore né piacere.

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