A NOI DUE, SOFFERENZA - L'EGO DI-FRONTE

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Mario Zanoletti
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A NOI DUE, SOFFERENZA - L'EGO DI-FRONTE

Messaggio da Mario Zanoletti » 13 gennaio 2021, 15:28

Con queste riflessioni, tratte dal libro “La via del cuore” (Arnaud Desjardins), vogliamo proporvi, in un linguaggio semplice e profondo CHI E' L'EGO e le sue modalità. Ciò che nel Corso troviamo, apparentemente, difficoltoso qui lo leggiamo con serena delicatezza. Proponiamo questa lettura in brevi articoli sapendo che la "lungaggine" è ormai, per il nostro cervello, poco accettabile, abituato al fast, al veloce, al "non digerire" ma all'ingurgitare senza pause riflessive che la lettura "lunga" richiede.
Come sempre sottolineiamo che chiunque voglia fare domande, esprimere le proprie riflessioni, aggiungere sottolineature, ecc. è bene accetto e auspicabile, visto che il FORUM è di tutti, ma proprio tutti.
Cercheremo di istituire una NUOVA PAGINA RISERVATA AGLI APPUNTI RIFLESSIVI così come per le poesie.
Buona lettura.
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A NOI DUE, SOFFERENZA

Se volete progredire, dovete riconoscere sinceramente che siete in grado di ascoltare una verità anche cinquanta volte e pensare di conoscerla bene, ma di non averla compresa realmente. Non dovete confondere ‘sapere’, ‘conoscere’ e ‘comprendere’: la vera conoscenza è una funzione dell’essere: si conosce quello che si è.
Gli studi scolastici sono soprattutto un fatto di sapere, che si tratti di calcolare una radice quadrata o della Prima guerra mondiale. Ma qui parliamo di qualcosa di infinitamente semplice e insieme estremamente sottile, che va contro le nostre abitudini mentali.

Se pensate di conoscere veramente alcune verità per averle lette nei libri e averci creduto, vi sbagliate.
Anche le più semplici verità dell’insegnamento hanno bisogno di anni di maturazione, se vogliamo non solo conoscerle e saperle esporre, ma possederne la certezza personale.
Questo vale praticamente per tutti gli assunti importanti che Swamiji mi ha personalmente trasmesso, e che a mia volta trasmetto a voi.
In particolare, per uno dei più preziosi (gli altri sono per lo più corollari di questo): l’essenziale non è di acquisire ciò che ci manca (la saggezza, il controllo di sé, l’amore universale, la supercoscienza), ma di far sparire ciò che è di troppo.
Ora che avete sentito questa frase, credete di averla davvero compresa?

Sono sicuro di no. Già sono possibili dei malintesi sul senso delle parole. Ma anche se il senso vi fosse chiaro, non basterebbe a far diventare questa verità parte della vostra esperienza. Parlando con l’uno o l’altro di voi, mi accorgo di come la mentalità ordinaria di ciascuno recuperi queste verità nella misura in cui vengono dette, così che alla fine riconduciamo quanto di nuovo ci viene proposto alla nostra personale esperienza abituale.
C’è qualcosa (uso apposta un termine vago) che psicologicamente, mentalmente, emozionalmente è di troppo (e che quindi dovrebbe sparire), e che ci impedisce di comprendere bene la frase in questione.

Questo qualcosa è ciò che chiamiamo ‘ego’. Ma anche riguardo al termine ego, che avete sentito mille volte, non si arriva subito a capire ciò che significa veramente.
Ego non è altro che ciò che dice ‘io’. Voi lo sapete, lo potete ripetere senza sbagliarvi, può darsi persino che qualcuno che lo ascolta da voi lo capisca meglio di voi. Ma voi non ne avete ancora l’esperienza completa con il vostro intero essere.
Questa esperienza non la potete possedere che sperimentando, ‘vedendo’.
E le condizioni dell’esistenza in cui siete, istante dopo istante, sono le uniche possibilità di vedere e di sperimentare che ci vengono offerte.
Non lasciatele sfuggire, non perdetele. In ogni istante è presente tutto l’essenziale, il dualismo e il non-dualismo, l’ego e la possibilità di scoprire il segreto dell’ego.

Siamo talmente abituati a questo ego che neppure lo vediamo all’opera. È un po’ come il famoso esempio, usato in casi e significati diversi, dell’uomo che cerca dappertutto gli occhiali che ha sul naso. Ho capito veramente quest’esempio solo il giorno in cui mi è successo veramente. Gli occhiali erano la cosa più vicina ai miei occhi, ma non li vedevo.
E, l’ego è così vicino, così perfettamente davanti a noi, che finiamo col guardare sempre un po’ oltre e ce lo lasciamo sfuggire.

È necessario che la vostra visione diventi molto interiorizzata perché possa vedere davvero ciò che comunemente vede, per sentire ciò che comunemente sente e per percepire ciò che comunemente percepisce.
L’ego dovrà sparire, perché quegli occhiali non sono affatto utili.
Non ci aiutano a vedere, ma, al contrario, deformano completamente la nostra visione.

Nelle condizioni di vita di un uomo comune, che non ha mai praticato nessuna ascesi e che non è neppure un poco purificato o trasformato interiormente, tutta l’esistenza è vissuta attraverso l’ego. Per questo dico che è così vicino a noi che neppure lo vediamo.
E tuttavia è proprio questo ego che dovete scoprire all’opera, psicologicamente, mentalmente ed emozionalmente.
È l’ego che intende, che percepisce, che sente, che valuta, che reagisce, che decide, e senza un’ascesi rigorosa, ben condotta, perseverante, questo ego non sarà mai visto, mai smascherato.
Immaginate un uomo che ha preso l’abitudine di guardare attraverso degli occhiali, l’ego appunto, di cui non sospetta neppure l’esistenza perché gli sono stati messi fin dall’infanzia. Non gli verrà mai in mente di toglierseli, e continuerà a vivere fino alla fine condizionato dall’ego senza accorgersi di esserne essenzialmente libero. Già è arduo farlo sparire anche ponendo attenzione alla sua inutilità e vanità.
Figurarsi quando non si ha la minima intenzione di farlo sparire o magari neppure il minimo sospetto che esista!

Inoltre, l’intelletto da solo, la testa da sola, se è vero che può darvi un grande sapere, anche tecnico, utilizzabile concretamente, non può in nessun modo darvi l’esperienza dell’ego.
Sull’ego potete leggere libri di psicologia, di metafisica, di yoga, ma è l’ego che li legge, è l’ego che li interpreta.
L’ego è la causa delle emozioni, è la causa della percezione dualista.
Ora, ‘chi sente?’ È l’ego, ‘Chi percepisce?’ L’ego. ‘Chi pensa?’ L’ego.
‘Chi’ riceve le impressioni dal di fuori, ‘chi’ ama o ‘chi’ non ama? L’ego.

Il modo migliore per vedere questo ego, questi occhiali così vicini agli occhi da non essere percepibili, è di vedere il ‘questo mi piace, questo non mi piace’, il ‘questo mi dà piacere, questo mi disturba’, cioè la vostra colorazione emotiva.


Allora ricordate bene questo punto: il meccanismo mentale o psicologico dell’ego è superfluo, ma vi è talmente familiare che non lo vedete più.
E bisogna riuscire a vederlo restando abbastanza vigili per sfuggire, almeno un poco, al suo meccanismo.
Potete porvi la domanda: “Chi?”.
In questo caso non il grande Chi sono io? che proponeva Ramana Maharshi, quel Chi sono io? la cui risposta è chiaramente il Sé, l’Atman, la Coscienza suprema.
Bisogna che la risposta a questo chi? Non sia l’Atman, ma appunto l’ego, quello che deve scomparire. E’ l’ego che giudica, che rifiuta, che valuta, che è d’accordo, che non è d’accordo. Osservando i dettagli minimi, comincerete a conoscere bene di che si tratta e a poco a poco potrete esserne liberi.

Il meccanismo contraddistinto dal dualismo ‘favorevole o sfavorevole’, ‘mi piace o non mi piace’ rappresenta il 90 per cento dell’esistenza.
Parlando con semplicità, al livello più ordinario: quando siete completamente neutri, o quando la realtà vi appare completamente neutra?
E’ molto raro. Voi amate o non amate: un gesto di qualcuno, l’intonazione di voce, l’espressione del viso, il taglio di capelli, il pullover che indossa… Vi piace o non vi piace.

Allora potete porvi la domanda: Chi ama? Chi non ama? Chi è contento? Chi è scontento? Chi è rassicurato? Chi è inquieto? E questo nelle più piccole circostanze, in qualunque momento della vita. E vedetelo, vedetelo: chi, chi? Questo è l’ego.

E’ inevitabile questo egocentrismo?
Con una vigilanza attenta potreste sfuggirgli, ma senza vigilanza non avrete nessuna possibilità. Vi dimenticate, dimenticate e dimenticate. Potete parlare tutto il giorno di saggezza, ma senza vigilanza non potrete mettere in pratica niente.

Dunque dovete trovare degli esempi non in condizioni straordinarie, ma nelle situazioni banali della vita quotidiana, quelle che sono normalmente a vostra disposizione.
Qui e ora siete in una situazione concreta, qui e ora siete nel particolare e non nel generale. Osservate qui e ora le vostre reazioni. E’ essenziale, ma non vi sembrerà ancora abbastanza grandioso. Voi cercate qualcosa di più bello, di più meraviglioso, di più misterioso: E sarà proprio la vigilanza che vi condurrà allo straordinario.

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