Lo scopo della comunità non è l’istruzione spirituale, ma la comunione.
La comunità spirituale vera si ha solo nella misura in cui favorisce l’apertura della mente e del cuore.
Non puoi favorire l’apertura mentale se insegni un dogma.
Dare risposte alle persone è un modo per manipolarle e controllarle.
Aiutale invece ad articolare la loro domande e a cercare le risposte.
Consegna loro il potere e la capacità di intraprendere il viaggio verso la comprensione di sè stesse.
E fai in modo che sappiano che la comunità è un luogo dove possono esporre le loro idee senza essere giudicate o lodate.
Rispetta la capacità di ciascuno di trovare la propria strada, e la troverà.
Non puoi favorire l’apertura del cuore se escludi qualcuno dalla comunità, o tratti qualcuno in modo preferenziale.
Le persone aprono il proprio cuore quando si sentono benvenute e trattate alla pari.
Niente fa richiudere il cuore più velocemente della competizione per avere amore e attenzione.
La maggior parte delle persone ha profonde ferite emotive e reagisce immediatamente, mettendosi sulla difensiva, al minimo accenno di scortesia, anche se non intenzionale.
Ecco perché l’obbiettivo primario della comunità dev’essere stabilire confini chiari e un sano processo di gruppo.
Ciascuno deve avere la possibilità di essere ascoltato.
Ognuno deve essere incoraggiato a non accumulare i sentimenti dentro di sé o nasconderli agli altri.
Quando viene creato uno spazio protetto, in cui è possibile esprimere i propri sentimenti senza aggredire gli altri, le incomprensioni, i giudizi e le proiezioni possono essere dissolti.
Le persone possono fare ritorno al proprio cuore, al proprio corpo.
Il respiro recupera il suo ritmo naturale.
Viene ristabilito il clima di fiducia.
Se vogliamo creare una vera comunità bisogna mettere in pratica queste linee guida, assumendosi la responsabilità dei propri pensieri e dei propri sentimenti.
Tratto dal libro “il silenzio del cuore”
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