RIFLESSIONI SULL'APPRENDIMENTO E L'INSEGNAMENTO (3°)

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Mario Zanoletti
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RIFLESSIONI SULL'APPRENDIMENTO E L'INSEGNAMENTO (3°)

Messaggio da Mario Zanoletti » 21 agosto 2021, 18:30

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RIFLESSIONI SULL'APPRENDIMENTO E L'INSEGNAMENTO (3°)

Proseguiamo nel nostro sentiero che ci aiuta a comprendere il significato di INSEGNAMENTO E DI APPRENDIMENTO.

Come accennato nel precedente spunto; se siamo nella mente sbagliata insegniamo il sistema di pensiero dell’ego, se siamo nella mente corretta insegniamo il sistema di pensiero dell’Spirito Santo. E la mente con cui ci saremo identificati dimostrerà qual è l’insegnante interiore che abbiamo scelto di seguire, dimostrando proprio il sistema di pensiero in cui crediamo nel preciso momento in cui lo pensiamo. E questo non ha nulla a che fare con quanto il corpo -con il quale siamo identificati- sembra fare in quel preciso momento.

Ma chi sono gli “allievi” ai quali insegniamo?
Leggiamo ancora:
Si potrebbe dire che lo scopo del corso è di fornirti il mezzo per scegliere ciò che vuoi insegnare sulla base di ciò che vuoi imparare. Non puoi dare a qualcun altro, ma solo a te stesso, ed impari ciò attraverso l’insegnamento. (M.In.2:5-6)

Questo sembra contraddire quanto era espresso in una frase letta precedentemente.
Gli altri imparano dalla tua dimostrazione (M.In.2:3) .
La verità è che noi diamo solo a noi stessi, in quanto gli altri avranno sempre il libero arbitrio di scegliere qual è l’interpretazione da dare alla nostra dimostrazione.

Proprio come facciamo noi anche loro, se sono nella mente sbagliata, seguiranno l’interpretazione basata sull’attacco fornita dal loro ego e proietteranno tale attacco su quanto noi avremo dimostrato, mentre se sono nella mente corretta seguiranno l’interpretazione amorevole dello Spirito Santo, che estenderà la sua visione amorevole sulla nostra dimostrazione.
E quanto impareranno sarà determinato da quanto avranno insegnato, ossia dal contenuto –vero o falso- a cui avranno dato retta dentro la loro mente.

Quindi indipendentemente da quanto diamo o non diamo agli altri, daremo sempre e comunque a noi stessi, cioè saremo gli allievi di noi stessi, perché impareremo proprio quel contenuto che- dimostrandolo- stiamo insegnando.
E’ l’insegnamento che sta dietro a ciò che dici che ti insegna (M.In.3:6).
In altri termini: è il contenuto che sottende le nostre parole l’insegnamento che insegniamo prima di tutto a noi stessi.
Imparare ed insegnare sono una cosa sola proprio come dare e ricevere sono una cosa sola (lezione 108).
Questo significa che rafforzeremo nella nostra mente il sistema di pensiero in cui in quel momento crediamo, come viene chiarito fin dai primi capitoli del Testo: I pensieri si accrescono donandoli (T.5.I.2:1).

Continuando la lettura dell’introduzione del Manuale degli Insegnanti, i concetti si chiariscono ulteriormente:
Il programma di studi che stabilisci viene quindi determinato esclusivamente da quello che pensi di essere e da quello che credi che sia la relazione degli altri nei tuoi confronti (M.In.3:1)
Questa frase aggiunge un elemento molto importante al concetto di insegnamento-apprendimento che abbiamo visto prima: il concetto del sé, ciò che crediamo di essere.
Se ci sperimentiamo come un corpo (e questa è la credenza di chiunque ascolti la voce dell’ego dentro la sua mente), allora crederemo di essere in relazione con altri corpi e crederemo che le relazioni siano delle interazioni fra persone.
Se invece ci sperimentiamo come il DM, l’osservatore che prende la decisione, (e questa è la correzione che viene gradualmente accettata da chiunque ascolti la Voce dello Spirito Santo dentro la propria mente), allora non crederemo più di relazionarci con altri corpi, e quindi comprenderemo che le relazioni non sono interazioni fra persone, ma processi che avvengono solo e soltanto dentro la nostra mente, là dove si trovano anche gli altri, perché la mente è una.

Non a caso nella terza sezione del Manuale degli insegnanti, in cui vengono descritte le tre principali relazioni in cui può trovarsi l’insegnante, tali relazioni vengono definite con un’espressione totalmente nuova: situazioni di insegnamento-apprendimento.
Come a ribadire che in realtà noi siamo essenzialmente in relazione con i nostri processi mentali, ossia le relazioni che abbiamo con gli altri sono semplicemente delle opportunità per guardare i pensieri che pensiamo e che rafforziamo dentro la nostra mente (cioè impariamo) man mano che li dimostriamo attraverso la proiezione dell’ego o l’estensione dello Spirito Santo (cioè man mano che li insegniamo).

Rafforzando tali pensieri rafforzeremo anche il nostro concetto del sé, ossia la credenza di essere l’eroe del sogno o il sognatore del sogno, un corpo o una mente, una persona che agisce nel mondo o un osservatore che osserva i pensieri: “L’insegnamento non fa che rafforzare ciò che credi riguardo a te stesso” (M.In.3:7).

Ed i nostri “allievi” non sono altro che gli altri personaggi di quello stesso sogno che il nostro corpo sta “vivendo” in quel preciso momento, che ci offrono l’opportunità di compiere nella nostra mente il processo del perdono che ci permetterà di imparare a risvegliarci gradualmente dal sogno.
Concludo questa breve esposizione con alcune righe tratte dal commento di Kenneth Wapnick all’Introduzione del Manuale per gli insegnanti.

Prima di imbarcarci nel nostro viaggio attraverso il manuale, c’è un punto finale che speriamo aiuti gli studenti ad evitare una comune trappola dell’ego. Ricordate che una delle varianti importanti del nostro tema di interessi condivisi è forma e contenuto. La forma divide e separa come, ad esempio, vediamo nei corpi, che chiaramente demarcano dove un sé finisce e ne inizia un altro. Ecco perché Gesù afferma nel testo “Nulla è così accecante come la percezione della forma” (T-22.III.6:7).

La forma ci rende ciechi alla verità che siamo uno. Di nuovo non c’è bisogno che comprendiamo il vero contenuto dell’Unità – “l’Unità unita come Una cosa sola” – ma possiamo comprendere il riflesso di quella Unità: siamo la stessa cosa perché siamo sullo stesso viaggio.
Condividiamo lo stesso sistema di pensiero dell’ego: odio, crudeltà, colpa, sofferenza, dolore, specialezza e morte; condividiamo la stessa correzione nella nostra mente corretta: perdono, guarigione e pace; e condividiamo la stessa capacità della mente di scegliere tra il sistema di pensiero della mente sbagliata dell’ego e quello della mente corretta dello Spirito Santo.

In altre parole abbiamo la stessa mente separata e lo stesso bisogno: risvegliarci dal sogno di morte alla vita eterna che non abbiamo mai perduto. La forma ci confonde riguardo questo risveglio perché ci mantiene nel sogno di separazione.
Quindi, quando Gesù parla di insegnanti ed insegnamento, egli non parla della forma – un corpo che insegna ad un altro, sia che si tratti di aritmetica, storia, scienze o Un corso in miracoli. Nell’introduzione al manuale egli discute in maniera specifica che insegnare significa dimostrare e in un bellissimo passaggio del testo afferma:

Non insegnare che sono morto invano. Insegna piuttosto che non sono morto dimostrando che vivo in te (T-11.VI.7:3-4).
Così, l’insegnamento di cui parla Gesù non riguarda il parlare ad un gruppo, per esempio, ma di un insegnamento che avviene tramite la dimostrazione.

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Re: RIFLESSIONI SULL'APPRENDIMENTO E L'INSEGNAMENTO (3°)

Messaggio da fortimaira@gmail.com » 28 agosto 2021, 16:59

Mentre leggo mi tornano in mente queste due rime:

"Se mi insegni, io lo imparo
Se mi parli, mi è più chiaro
Se lo fai, mi entra in testa
Se con me tu impari, resta."

E' una filastrocca di Bruno Tognolini. Se vale per i bambini, vale anche per noi. Mentre siamo per gli altri impariamo a essere per noi stessi. Se siamo per noi stessi disimpariamo ciò che siamo.

Grazie

Mario Zanoletti
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Re: RIFLESSIONI SULL'APPRENDIMENTO E L'INSEGNAMENTO (3°)

Messaggio da Mario Zanoletti » 30 agosto 2021, 14:58

Grazie a te Maira. Filastrocca che "calza" alla perfezione.
La ricordo da quando ero ragazzino che ripeteva la mia maestra.......Saggia donna....come te del resto.

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