LA LAMENTELA

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Mario Zanoletti
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LA LAMENTELA

Messaggio da Mario Zanoletti » 13 novembre 2020, 18:13

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Il lamentarsi
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Oggi voglio parlarvi di un comportamento ormai comune all'umanità odierna e meccanica: il lamentarsi. In particolare, voglio occuparmi del lamentoso. Chi è il lamentoso?
Il lamentoso è colui il quale vede tutto "nero", senza via d'uscita, osserva ogni problema col microscopio fissandosi su di esso ed ingigantendolo.

Tutto "normale" fin qui, visto anche il periodo in cui versa l'umanità, periodo di grandi cambiamenti climatici, sociali, pandemici, politici, economici, insomma in tutti i campi. Il problema è che il lamentoso cerca qualcuno sul quale sfogare le proprie frustrazioni rendendolo, per ciò stesso (che palline!), partecipe dei propri problemi e "sciagure".

Sì, perché il lamentoso fa della Vita mera sopravvivenza rendendosi proprio per questo vittima del caso.
Il lamentoso crede in un destino già scritto, del resto questo gli conviene così non deve effettuare nessuno sforzo per migliorare se stesso e, di conseguenza, la propria Vita.
(Cosa ne dite di WILLOW, il fiore per coloro che si sentono vittima del mondo?)

Quando incontrate un lamentoso (che libidine!) non aspettatevi di poter dialogare a doppio senso perché, prima o poi, lui comincerà a parlare di sé e dei suoi problemi senza concedervi spazi per poter, a vostra volta, conversare. Del resto, secondo lui, i problemi sono solo suoi e sembrano perseguitarlo. Il lamentoso ingrandisce ogni accadimento che non riesce ad accettare, trasformandolo in tragedia. Ecco che l’ego prende ulteriore potere!

Chi si lamenta è una vittima inconsapevole del mondo e conferma a se stesso e agli altri che la vittima esiste perché “là fuori” c’è il carnefice.

Come conseguenza la lamentosa tortura chi gli sta accanto, siano essi amici, parenti, partner o chi ha la "sorte" d'incontrarlo sulla sua strada. Se poi qualcuno prova a fargli vedere i suoi "melodrammi" in modo diverso cercando di ridimensionarli ai suoi occhi, subito lui si offenderà perché non si sentirà capito, perché per gli altri è facile parlare, perché lui soffre più di tutti, perché, perché, perché.....

Il lamentoso, col suo continuo lamentarsi, compiangere spreca moltissime energie che non riesce a recuperare. Non si accorge che è "fuori consapevolezza"! Di conseguenza, non appena vedrà una persona allegra e tranquilla sarà subito pronto a buttargli addosso tutte le sue alienazioni mentali a raffica senza alcuna considerazione.

La persona che si lamenta è pure furba perché, in genere, quando finisce di dialogare chiede scusa "se ti ho annoiato con miei problemi". Non sa che questo è il minimo danno che gli ha arrecato perché il grosso è stato fatto attraverso la sottrazione di energia vitale della quale lui si nutre proprio come un vampiro. Così il “corpo di dolore” prende forma anche nell’altra persona. Come sostiene E. Tolle
una forma di energia semi- autonoma che vive nella maggior parte degli esseri umani, ha una sua intelligenza primitiva diretta principalmente alla sopravvivenza, e ha bisogno di nutrirsi, di prendere nuova energia da ogni esperienza emozionale dolorosa ed è dipendente dall’infelicità; ecco perché prospera con il pensiero negativo così come nel dramma delle relazioni. Può essere uno shock quando comprendete per la prima volta che vi è qualcosa in voi che periodicamente cerca emozioni negative, cerca infelicità.”.
Il Corpo di dolore agisce attraverso l’aspetto del nostro stato d’animo più facile da attaccare come rabbia, frustrazione, tristezza, auto-commiserazione, gelosia, invidia, possesso e qualsiasi emozione negativa che genera un qualche tipo di dolore. Il Corpo di dolore vive e si nutre di quel dolore e nella nostra inconsapevolezza ci ruba energia vitale.

La mente del lamentoso è particolarmente "golosa" dell'altrui energia che gli servirà a continuare ad alimentare i pensieri paranoici e ripetitivi nel corso della giornata (mesi, anni...). Ovviamente, se avete per amico un lamentoso non dovete per forza allontanarlo, prima magari provate a farlo smettere di lamentarsi in vostra presenza cercando di aiutarlo ad essere consapevole del proprio schema di pensiero. Che il Corso In Miracoli chiama “Espiazione”.

Se, malgrado ciò, lui non si sentirà capito e continuerà a lamentarsi (magari anche di voi che non lo ascoltate) allora le cose sono due: o lo allontanate da voi oppure gli ponete delle soluzioni valide ai suoi "problemi". Qualora non accettasse (cosa molto probabile per chi non vuole lavorare su di sé) potete sempre rimanere suoi amici riconoscendo che la sua richiesta è un “grido di aiuto”, ciò non significa assecondarlo, anzi, dite che smettendo di frequentarlo con la stessa assiduità di prima significa che il cambiamento è indispensabile visto che, diversamente, diventerete il suo nutrimento energetico.

Va detto che il lamentarsi è tipico della nostra società fatta di falsi bisogni, con delle esigenze e traguardi costruiti dalla pubblicità per poterci ingabbiare in una prigione di inadeguatezza e scontento.

Con la lamentela, inoltre, si attrarranno facilmente a sé eventi che avranno come unico scopo quello di continuare a farci lamentare, creando ciò di cui crediamo di avere bisogno consciamente o inconsciamente, in un definito momento della nostra Vita.
No al lamentarsi quindi e allontanare chi ci potrebbe indurre alla lamentela "di gruppo", altrimenti si rischia di aprire un "club dei lamentosi" dove ci si incontrerà più volte la settimana per piangersi addosso tutti assieme.

Ogni lamentela è un “non mi fido di me”, “non sono in grado di cavarmela da solo”, pensieri tremendamente depotenzianti che non ci fanno mai davvero prendere in mano la nostra vita soprattutto di fronte ai problemi quotidiani.

La vita va celebrata se accettata per ciò che è e, nessuno, tranne noi, potrà mai affermare la felicità.

Attenzione: Lamentarsi e reagire sono schemi favoriti della mente grazie ai quali l’ego rafforza se stesso. Per molte persone, gran parte dell’attività mentale-emozionale consiste nel lamentarsi e reagire contro questo o quello. Così facendo, rendete gli altri o la situazione «sbagliati» e voi stessi «giusti». Grazie al fatto che vi sentite «giusti» vi sentite superiori, e grazie al fatto che vi sentite superiori rafforzate il vostro senso del sé. In realtà state ovviamente rafforzando solo l’illusione dell’ego. Potete osservare in voi questi schemi e riconoscere la voce che si lamenta nella vostra testa, per quello che è?
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Se ci identifichiamo con i nostri stati perdiamo la nostra leadership.
Per coloro che "bussano " e sono sul Sentiero la comprensione del fatto che “Io non sono i miei stati” perché posso osservarli. “Vedo” il mio senso di colpa-fonte della lamentela, ma non mi “identifico” con il senso di colpa e il lamento, significa che agisco sugli schemi imposti dall'ego modificandoli. Nella vita gli "stati" ci sono, come le onde nel mare che non riconoscono di essere il Mare.
Ma come potremmo pensare di navigare in un mare senza onde? Krishnamurti ci ricorda che siamo “persone intelligenti” a meno che non ci identifichiamo con i nostri stati e soprattutto con la paura. La paura ci rende ottusi mentre l'amore ci rende liberi, vitali, intelligenti e creativi.

Quanto è necessario morire ogni giorno, ogni minuto! Morire a tutto, ai molti ieri e al momento appena trascorso.
Senza la morte non può esserci rinnovamento, senza la morte non può esserci creazione.
Il peso del passato fa nascere la sua stessa continuità, e la preoccupazione di ieri dà nuova vita alla preoccupazione di oggi.
Lo ieri si perpetua nell’oggi, e il domani è ancora ieri: non esiste alcun sollievo da questa continuità se non nella morte.
C’è gioia nel morire.
Questa nuova mattina, fresca e chiara, è libera dalla luce e dall’oscurità di ieri; il canto di quell’uccello lo sentiamo
per la prima volta, e il vocio di quei bimbi non è lo stesso di ieri.
Portiamo con noi la memoria di ieri, e questa oscura le nostre esistenze.
Fino a che la nostra mente resterà un meccanismo meccanico della memoria, non conoscerà tregua, quiete, riposo, silenzio;
continuerà a logorarsi.
Ciò che è immobile può ancora rinascere, ma ciò che è in costante movimento si consuma, si logora e diventa inutile.
La fonte perenne si va esaurendo, e la morte è vicina come la vita.
(K.)[/color]

Mario

Recenti ricerche scientifiche fatte anche alla Stanford University hanno dimostrato che ascoltare per più di 30 minuti al giorno contenuti intrisi di “negatività” nuoce a livello cerebrale.
La lamentela viene processata in quella parte di cervello dedicata alle funzioni cognitive normalmente usata per risolvere i problemi e la sua presenza causa letteralmente una rimozione di neuroni.
Senza prestare attenzione al nutrimento che diamo al nostro cervello i neuroni sono a rischio e il malessere è garantito.
Un ulteriore studio di Eurodap sostiene che il 90% degli italiani vive in un costante stato di allarme.
I media mettono in primo piano informazioni allarmanti, tragiche e scabrose, fornendo una selezione che può solo incoraggiare gli stati d’ansia e tensione come concimi per la paura, la disillusione e la perdita di speranza.
Ma, secondo quanto emerso dalle ultime ricerche, anche l’esporsi a negatività durante quella che dovrebbe essere una semplice pausa caffè, può avere lo stesso effetto “nocivo”.
Basti pensare ai tipici monologhi tra colleghi:
“Non se ne può più!”
“Qui non cambia mai niente!”
“Bisogna scappar via subito da questo Paese!

Per una forma di cortesia o per desiderio di compiacere, ci ritroviamo ad annuire e a subire, e senza nemmeno rendercene conto a rinforzare e incoraggiare lo “stato di lamentela”. Che è molto diverso dal prendere coscienza e condividere la ricerca di soluzioni.

Ecco l’amara verità decretata dalla ricerca: le vibrazioni emesse da chi si “lamenta” in nostra presenza emettono onde magnetiche sui neuroni dell’ippocampo del ricevente (i neuroni risolutori di problemi) spegnendoli. I suoi e i nostri.
I neuroni, i nostri “paladini e soldati dell’intelligenza” vanno in modalità off perché il nostro cervello, che cataloga gli impulsi ricevuti, reputa la lamentela un contenuto di basso livello.
E se i neuroni si spengono, non è difficile immaginare quanto questo sia a discapito delle capacità cognitive, intellettive, umorali. Conseguentemente sarà facile perdere colpi in creatività e in capacità di risolvere agilmente i problemi o uscire da situazioni critiche utilizzando inventiva e immaginazione di possibili soluzioni.
Nutrire il cervello con pensieri negativi equivale a rinforzare le stesse reti neurali che hanno provocato il disagio iniziale, innescando un circolo vizioso da cui poi è difficilissimo uscire.
Al contrario è proprio lo sforzo di superare un momento di crisi che crea nuove prospettive e nuove reti neurali.

Neuroplasticità come elisir di giovinezza
Le persone che scelgono consapevolmente di trasformare le cosiddette “crisi in opportunità” sono di fatto i benefattori della neuroplasticità del loro cervello. Veri e propri architetti di reti neurali.
Per sbloccare le situazioni difficili viene suggerito di evitare situazioni e persone lamentose per definizione.
Oltre al danno cerebrale, più tempo passiamo con una persona negativa, più è probabile che imiteremo il suo comportamento.
E per prevenire quanti penseranno che questo sia il solito post di “positività gratuita”, e che qui non c’è niente di cui essere fiduciosi, e che i fatti sono sotto i nostri occhi… Si può dire che: una cosa è avere la capacità di vedere le negatività che abbiamo intorno, e un’altra è vedere le cose negativamente.
Abbiamo il nostro cervello, usiamolo per trovare soluzioni alle negatività.
Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.

(Da: Il Fatto Quotidiano)

fortimaira@gmail.com
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Re: LA LAMENTELA

Messaggio da fortimaira@gmail.com » 16 novembre 2020, 14:13

"Una cosa è avere la capacità di vedere le negatività che abbiamo intorno, e un’altra è vedere le cose negativamente."
Definitiva!
La userò come jolly, e quando la pronuncerò apparirà in cielo lo Zanoletti con la spada presa in prestito da San Michele che troncherà sul nascere ogni lamentazione. Mia e altrui!
Grazie.

Mario Zanoletti
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Re: LA LAMENTELA

Messaggio da Mario Zanoletti » 16 novembre 2020, 17:21

Cara Maira, come angelo ho una "spada" molto piccola che non può ferire, caso mai "solleticare".
Apparirò nel cielo quando gli aerei smetteranno con le scie chimiche.
Nel frattempo mi accontento di farmi vedere sulla terra solo a coloro che hanno occhi per vedere la bellezza di questo incantevole "giardino".
Cosa vi potrà mai essere di negativo nel Creato? Solo i nostri pensieri che mal-creano.
Serena permanenza nel giardino terrestre.
Mario

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