RIFLESSIONI SULL'APPRENDIMENTO E L'INSEGNAMENTO (1°)

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Mario Zanoletti
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RIFLESSIONI SULL'APPRENDIMENTO E L'INSEGNAMENTO (1°)

Messaggio da Mario Zanoletti » 15 agosto 2021, 18:03

Riflessioni sull’apprendimento e sull’insegnamento
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bacb572cf6eca49ded6cf25228e0f47a.gif (1.4 MiB) Visto 410 volte
Le parole “imparare” ed “insegnare” hanno nel corso un significato molto diverso dall’accezione corrente del termine.

Questo è uno dei problemi maggiori che lo studente si trova a dover affrontare: studiare ed applicare il corso significa – soprattutto nella fase iniziale di discernimento- svolgere una sorta di “traduzione interna” di ciò che si legge, man mano che lo si legge, in modo da allenarsi a dare alle parole un significato diverso, se non diametralmente opposto, rispetto a quello che affiora immediatamente alla consapevolezza.

Tale atteggiamento mentale, basato sull’osservazione attenta e priva di giudizio dei propri pensieri, allena lo studente alla pratica basilare del perdono, che - nel significato che il corso dà a questo termine- consiste nel percepire diversamente le relazioni in cui ci sperimentiamo coinvolti, lasciando andare completamente il giudizio ed il significato che avevamo già conferito loro precedentemente.

Quindi gli studenti fraintendono spesso il significato delle parole “imparare” ed “insegnare”, proprio come fanno con i principali termini usati nel corso, credendo che insegnare significhi svolgere un’attività specifica per non dire speciale. E- partendo da tale errore- giungono poi alla credenza distorta che il Manuale degli insegnanti sia una sorta di testo avanzato, adatto specificatamente (ma anche qui sarebbe meglio dire “specialmente”) a coloro che- superata la fase dell’apprendimento- arrivano alla fase di insegnamento, e che questa fase coincida con l’insegnare in varia forma il corso. Nulla di più sbagliato: non c’è nessuna indicazione nel corso sullo svolgere una qualsivoglia attività, mentre ci sono molte indicazioni sul fatto che lo studente debba diventare Insegnante di Dio.

Pertanto, e fraintendendo completamente il significato di tale espressione, gli studenti possono decidere di “insegnare” in vario modo il corso, per esempio cercando di imporlo a conoscenti e familiari più o meno disinteressati e riluttanti, o tentando di correggere gli errori degli altri studenti all’interno dei gruppi di studio o sui blogs, o addirittura tenendo dei corsi specifici. Così facendo pensano di essere diventati degli insegnanti di Dio, mentre invece si sono semplicemente dimenticati della loro funzione di perdono e di fatto sono diventati dei veri e propri portavoce dell’ego che -indisturbato se non rafforzato- continua a spadroneggiare imperterrito nella loro mente.

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