ASTAVAKRA GITA CAP. 16 - 17

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Mario Zanoletti
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ASTAVAKRA GITA CAP. 16 - 17

Messaggio da Mario Zanoletti » 21 marzo 2021, 19:59

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ASTAVAKRA GITA CAP 16 -17


Capitolo XVI

Ashtavakra disse: “Figlio mio, puoi recitare ed ascoltare innumerevoli scritture, ma finché non avrai dimenticato ogni cosa non potrai conoscere la verità. 16.1

Certamente potrai godere, lavorare e meditare potresti, come un uomo colto, concederti alla ricchezza, all'attività, ma la tua mente si rappacificherà solo con la cessazione del desiderio, al di là di tutti gli obiettivi, di qualsiasi esperienza dove ogni desiderio è subito estinto, morto. 16.2

Tutti soffrono a causa dei loro sforzi per realizzare qualcosa, ma nessuno la realizza. Chi è maturo abbastanza ascoltando la singola istruzione, questa istruzione, l'uomo può raggiunge la tranquilla stabilità. 16.3

La felicità non appartiene ad altri che a quella persona supremamente pigra per la quale anche l'aprire e chiudere gli occhi sia un disturbo. 16.4

Quando la mente è libera dalle coppie di opposti quali: "Ho fatto questo" e "Non ho fatto quello", diventa indifferente al merito, alla ricchezza, alla sensualità ed alla liberazione. 16.5

Qualcuno è moderato e dunque avverso ai sensi, un altro invece è avido e attaccato ad essi e quindi ne resta schiavo, ma colui che è libero sia dal prendere che dal rinunciare, non è né moderato né avido. 16.6

Fin tanto che esiste il desiderio, risultato della mancanza di discriminazione, il senso di avversione e di attrazione rimarrà; questa è la radice e la diramazione del samsara. 16.7

Dall’indulgenza nasce attaccamento, dall’astensione nasce l’avversione, il desiderio deriva dall'abitudine, ma il saggio è libero dalle coppie di opposti come un bambino, ed è stabile. 16.8

L’uomo attaccato al mondo, appassionato desidera liberarsi dal samsara così da evitare il dolore, ma l'uomo privo di attaccamenti, spassionato è libero dal dolore e non prova angoscia nemmeno in esso. 16.9

Se qualcuno si ritiene artefice della sua liberazione e la considera come un suo raggiungimento personale, non è né libero né sulla via della liberazione. Costui è solo uno che soffre. Colui che è orgoglioso perfino della liberazione dal suo stesso corpo, e lo considera come sua proprietà, non è né un saggio né uno yogi. Costui è solo uno che soffre. 16.10

Se anche Shiva, Vishnu o Brahma fossero stati i tuoi istruttori, finché non avrai dimenticato tutto non potrai essere stabile dentro di te. 16.11



Capitolo XVII

Ashtavakra disse: “Chi è contento, con i sensi purificati, e che non fugge mai la solitudine, a cui sempre piace la solitudine, ha ottenuto il frutto della conoscenza ed anche il frutto della pratica dello yoga. 17.1

Chi conosce la verità non è mai angosciato in questo mondo, perché l’intero universo è lui stesso. 17.2

Così come le foglie di neem (Azadirachta indica) non piacciono all'elefante che abbia assaggiato le foglie di sallaki (Boswellia serrata), chi ha trovato la soddisfazione in sé stesso, al suo interno, non trova nulla di attraente negli oggetti dei sensi. 17.3

Raro è l’uomo che non è attaccato alle cose di cui ha goduto e non aspira a futuri godimenti. 17.4

Chi desidera il piacere e chi desidera la liberazione sono legati entrambi al samsara e comuni in questo mondo, rara invece è quella grande anima che non desidera né il piacere né la liberazione. 17.5

Raro è l’uomo dalla mente nobile che è libero sia dall’ attrazione che dalla repulsione verso la religione, la ricchezza, la sensualità, piacere e finanche la vita e la morte. 17.6

L’uomo saggio non si affanna per queste cose, egli non prova alcun desiderio di eliminare tutto questo, né si arrabbia di fronte al loro persistere, quell'essere vive felicemente con qualunque cosa arrivi qualsiasi tipo di bisogno si presenti. È benedetto un uomo così.17.7

Stabile in sé così realizzato tramite questa conoscenza, contento, con la mente vuota pensante, egli vive felicemente solo vedendo, ascoltando, toccando, annusando, degustando. 17.8

In colui per il quale l'oceano del samsara si è prosciugato, non vi è attaccamento né avversione. Il suo sguardo è vuoto, il suo agire è sono senza scopo, i suoi sensi inattivi. 17.9

Il saggio non è né sveglio né addormentato, egli non si cura neanche di aprire o9 di chiudere gli occhi. Ogni cosa è solo il Sé. Certamente lo stato Supremo è dovunque per la mente liberata. 17.10

L’uomo liberato è risplendente in ogni luogo, libero da tutti i desideri. Dovunque egli sia è padrone di sé e puro di cuore. 17.11

Sia che veda, ascolti, tocchi, annusi, assapori, parli o cammini, la grande anima non compie sforzi né s’impegna per non compierli. Egli è davvero libero dal tentare di ottenere o di evitare. 17.12

L’uomo liberato è sempre libero dai desideri. Lui né biasima, né loda, né esulta, non è deluso, né dà, né prende. 17.13

La grande anima ha la mente distaccata ed è ugualmente padrone di sé anche alla vista di una donna infiammata dal desiderio, o di fronte alla morte, egli è davvero liberato. 17.14

Non c’è nessuna distinzione tra piacere e dolore, tra uomo e donna, tra successo e fallimento per quel saggio che vede tutto come uguale. 17.15

Non c'è aggressione né compassione, né orgoglio né umiltà, né stupore o confusione per l’uomo i cui giorni del samsara sono finiti. 17.16

L’uomo liberato non è avverso ai sensi né è attaccato ad essi. Egli si diverte continuamente con mente distaccata sia nel successo che nell’insuccesso. 17.17

Stabile nello stato di Assoluto con la mente libera, non conosce la differenza tra pace interiore e mancanza di pace interiore, o del bene e del male. 17.18

L’uomo libero da "io" e "mio" e dal senso di responsabilità, consapevole che "nulla esiste", estinti tutti i desideri, non agisce neppure quando agisce. 17.19

Colui la cui mente pensante si è dissolta raggiunge uno stato indescrivibile ed è libero dalle proiezioni mentali dell'illusione, del sogno e dell’ignoranza. 17.20

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