ASHTAVAKRA GITA CAP. 11-12-13

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Mario Zanoletti
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ASHTAVAKRA GITA CAP. 11-12-13

Messaggio da Mario Zanoletti » 3 marzo 2021, 17:00

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Proseguiamo con altri 3 capitoli dell' Ashtavakra Gita. Ogni versetto porta a una riflessione del senso della vita quotidiana e del come essere felice. Qualcuno può trovare questa lettura "stramba" ma, ricordo, che in India sono versetti che vengono letti e meditati in continuazione da coloro che sono profondamente sensibili al cambiamento. In ogni caso, propongo una riflessione sul legame tra questi pensieri e il Coro in Miracoli.

[color=#0000BF]Capitolo XI
Ashtavakra disse: “esistenza, non esistenza. Impassibile e senza pena, realizzando che essere, non-essere e cambiamento sono queste l’unica natura delle cose, realizzalo, la calma serena e la beatitudine saranno la naturale conseguenza e facilmente trovi la pace. 11.1

Realizzando che non vi è qui null’altro che il Signore, il Creatore di tutte le cose, non si ha più attaccamento per nulla, e si conquista la pace, lasciati tutti i desideri, e 11.2

Realizzando che fortuna e sfortuna vengono a turno dalla sorte, si è contento, si hanno i sensi sotto controllo, e non si ha piacere o dispiacere. 11.3

Realizzando che, fortuna e sfortuna, piacere e dolore, vita e morte hanno origine dal destino e che i propri desideri non possono essere esauditi, si resta inattivi, e anche quando si agisce non si ha attaccamento. Si diventa contenti con i sensi sotto controllo 11.4

Realizzando che le sofferenze sorgono nient’altro che dal pensiero, lasciando tutti i desideri ci si sbarazza della sofferenza, e si è ovunque felici ed in pace. 11.5

Realizzando che "io non sono il corpo, né il corpo è mio; io sono consapevolezza" si raggiunge lo stato supremo e non resta traccia non ci si ricorda delle cose fatte o non fatte. 11.6

Realizzando che "solo io esisto, da Brahma fino all'ultimo filo d'erba" si diventa liberi dal dubbio, puri, in pace e privi di preoccupazioni su cosa è stato ottenuto e cosa non lo è stato. 11.7

Realizzando che questo universo vario e meraviglioso in realtà è nulla, si diventa pura consapevolezza, senza desideri, liberi da inclinazioni, stabili nella quiete del nulla, come se niente fosse esistito, pertanto si trova la pace. 11.8


Capitolo XII
Janaka disse: “Divenendo prima intollerabile all’azione, poi ai discorsi eccessivi, in seguito avverso all'attività fisica, infine allo stesso pensiero, ora sono stabile. 12.1

In assenza di piacere nei suoni e negli altri sensi, e poiché io stesso non sono un oggetto dei sensi, la mia mente è centrata e priva di distrazioni, è libera - è per questo che ora sono stabile. 12.2

Sforzo è richiesto per fermare la mente distratta sovrapposta all’illusione. A causa delle distrazioni di tali cose come false identificazioni, si è portati a lottare per ottenere l’immobilità mentale. Riconoscendo questo disegno, ora sono stabile. 12.3

Rinunciando al senso di repulsione e di accettazione, e con piacere e dispiacere cessati oggi, nulla da rifiutare, nulla da accettare, ora sono stabile. 12.4

Le quattro fasi della vita, la vita senza fasi, meditazione, rinuncia sono tutti oggetti della mente, nient’altro che distrazioni, sono eternamente libero. Vivendo in comunità, e poi procedendo oltre gli stati di meditazione e verso l'eliminazione degli oggetti prodotti dalla mente – per mezzo di tutto ciò, ho osservato i miei errori e ora sono stabile. 12.5

Azione e non azione nascono entrambe dall'ignoranza. Riconoscendo pienamente questa verità, ora sono stabile. 12.6

Tentare di pensare Colui Che è l’impensabile, vuol dire fare qualcosa di innaturale al pensiero, procura inevitabilmente confusione. Pertanto, abbandonando questo tipo di pratica, ora sono stabile. 12.7

Colui che ha realizzato tutto ciò, ha raggiunto lo scopo della vita. Colui che ha tale natura ha compiuto quello che deve essere compiuto. 12.8

Capitolo XIII
Janaka disse: “La libertà interiore di non possedere nulla è cosa rara, difficile da ottenere, anche se si ha soltanto un pezzo di stoffa, ma io vivo come mi pare, abbandonando sia la rinuncia che l'acquisizione. E sono felice 13.1

Il corpo è esausto delle pratiche, la lingua stanca di recitare le scritture, la mente è intorpidita dalla meditazione Talvolta si ha l’esperienza della sofferenza a causa del corpo, talvolta a causa della parola, e talvolta a causa della mente. Abbandonando tutto questo, vivo come sono nell’obbiettivo dell'essere umano. 13.2

Riconoscendo che in realtà nessuna azione è mai stata commessa, faccio ciò che si presenta da fare e sono felice vivo come mi pare. 13.3

Gli yogi che identificano se stessi col corpo insistono nell'eseguire e nell'evitare certe azioni sono ancora attaccati al corpo, ma io vivo come mi pare, abbandonando attaccamento e repulsione sono felice. 13.4

Nessun beneficio e nessuna perdita mi provengono dal restare fermo, dal camminare o dal distendermi, di conseguenza, sia che stia fermo, o che cammini o che dorma sono felice. 13.5

Non ho nulla da perdere dormendo, e non ho nulla da guadagnare sforzandomi, perciò vivo come mi pare, non ragiono in termini di guadagno o perdita, sono felice abbandonando successo e fallimento. 13.6

Piacere e dolore vanno e vengono apparenti, abbandonando, dunque, giusto e sbagliato, vivo felice. Osservando continuamente gli svantaggi degli oggetti piacevoli, vivo come mi pare, abbandonando ciò che è piacevole e ciò che è spiacevole. 13.7
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