stato di guerra

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Sergio
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stato di guerra

Messaggio da Sergio » 5 febbraio 2021, 22:04

LA MIA MENTE È PARTE DELLA MENTE DI DIO. IO SONO MOLTO SANTO--NON C'È NULLA CHE LA MIA SANTITÀ NON POSSA FARE--LA MIA SANTITÀ È LA MIA SALVEZZA--SONO BENEDETTO IN QUANTO FIGLIO DI DIO, sono felice, in pace...........poi, sento una frase e... in un nanosecondo sono nella stanza dei ricordi con vari cassetti aperti, cassetti dai quali escono emozioni, dolori,rabbia, rancori, per situazioni che pensavo di aver ormai superato e invece.......ritornano ad essere il mio presente e io le guardo, le ascolto e mi chiedo perchè?, a quale scopo? a cosa mi servono? Intanto questi pensieri e questi dolori riempiono la mia mente e la mia giornata. Provo con le respirazioni, con l'ascolto, mi ripeto che non c'è nulla che la mia Santità non possa fare, ma loro sono lì, provo ad affidarmi a quella parte di Mente che definiamo corretta ma.....Mi racconto, allora, che è l'ego che si ribella e tento di non sceglierlo ma i ricordi che sono più presenti del presente continuano a ripresentarsi, insomma direi che è una battaglia.... ma non vorrei richiudere quei cassetti, Che fare? Resto in ascolto e con pazienza aspetto una risposta? Scusate ma ho pensato di condividere quello che da qualche giorno sto vivendo, chissà.....
Già che ci sono faccio anche una domanda.
Se io sono benedetto in quanto figlio di Dio, tutti siamo benedetti in quanto figli di Dio, che senso ha allora benedire chi incontri, non rischio così di creare una differenza, una distanza tra me che benedico e la persona che ritengo bisognosa della mia benedizione? Grazie

Mario Zanoletti
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Re: stato di guerra

Messaggio da Mario Zanoletti » 10 febbraio 2021, 16:19

Caro Sergio,
Molti di coloro che studiano il Corso provano le tue stesse sensazioni.

Nel passare attraverso questo processo sono essenziali pazienza e dolcezza.
Se fossimo semplicemente in grado di accettare la pace di Dio senza riserve la prima volta che apriamo le nostre menti ad essa, non avremmo bisogno di Un corso in miracoli e, di fatto, probabilmente non saremmo neppure qui.
E’ forse di gran lunga molto più utile e realistico presumere che non lo vogliamo realmente – o che lo vogliamo solo alle nostre condizioni – perché siamo terrorizzati per ciò che significherebbe accettarlo pienamente.
Nel profondo di noi stessi ci rendiamo conto che la nostra identità, per come la conosciamo noi, scomparirebbe, e lo stesso avverrebbe con il mondo. Riesci, per un attimo a immaginarti di essere totalmente staccato dai tuoi famigliari, amici, interessi che hai? Come ti percepiresti e come percepiresti loro, forse ti sentiresti totalmente estraneo al mondo intero....Nasce paura vero?

Così siamo enormemente in conflitto: vogliamo disperatamente la pace e tuttavia siamo terrorizzati nell’accettarla. Pensiamo che sarebbe la cosa più meravigliosa che mai svegliarci da questo gravoso sogno di sofferenza, e tuttavia non siamo sicuri di voler lasciar andare la nostra identità in quanto sé.
Questo è il tema che Gesù affronta in “La paura della redenzione” (T.13.III).
Tuttavia Gesù (il Maestro interiore) ci rassicura della dolcezza del viaggio lungo il quale ci sta conducendo: prima sogneremo la pace e poi ci risveglieremo ad essa (T.13.VII.8:1), e non saremo “improvvisamente sollevati e scagliati nella realtà” (T.16.VI.8:1).

Certamente sembra davvero che nelle nostre menti stia infuriando una battaglia, ma questo è vero solo dal punto di osservazione dell’ego. (Nota la sezione del testo intitolata “Al di sopra del campo di battaglia” (T.23.IV).
L’ego sente una minaccia mortale per la sua esistenza e quella minaccia è il potere della nostra mente di decidere contro l’ego e in favore del sistema di pensiero di perdono dello Spirito Santo.
Il fare questa scelta è l’inizio della fine dell’ego, ed è il motivo per cui ha concepito la sua strategia di schermarci dalle nostre identità di menti che decidono.
Così, per l’ego c’è definitivamente una battaglia di vita o morte, perché entrambe (la vita e la morte) sono reali ai suoi occhi.
Questa è la tensione che non possiamo fare a meno di sentire quando ci identifichiamo con l’ego.
Dal punto di osservazione del Maestro, tuttavia, non c’è battaglia, perché Egli sa che l’ego e tutto quello per cui l’ego si batte è inventato: non puoi fare battaglia con qualcosa che non esiste, a meno che tu non sia Don Chisciotte!
Alle nostre domande – cos’è l’ego e dove si trova? – Gesù risponde: “Niente e da nessuna parte!” (C.2.6:7).
Gesù (il Maestro) così ci guida nel nostro viaggio di ritorno nelle nostre menti dove possiamo entrare in contatto con le nostre credenze erronee e poi scegliere contro di esse.

Ma siccome pensiamo di essere dei corpi che vivono in un mondo e non siamo più consapevoli della nostra identità di menti con il potere di scegliere, Gesù ci fa partire da quel livello ed usa le nostre esperienze nel mondo per riportarci al contenuto nelle nostre menti e alla fine di nuovo alla nostra identità di menti.
Ci insegna ad affrontare le nostre reazioni nei confronti di quanto avviene nelle nostre vite quotidiane come riflessi dei contenuti che abbiamo scelto di rendere reali nelle nostre menti: “l’immagine esterna di una condizione interna” /T.21.in.1:5).
Ecco perché sono importanti le nostre interazioni: esse costituiscono il programma di studi che Gesù, come nostro insegnante, può utilizzare.
Questo è il percorso distintivo di Un corso in miracoli.

Se per paura ti ritrai dal mondo (non benedendolo), alla fine è perché hai dato al mondo un potere che in realtà non ha, dimenticando che è una proiezione della tua mente (parte della strategia dell’ego) e che tu pertanto gli hai dato il solo significato che ha: un principio importantissimo in tutti gli insegnamenti del Corso (oltre al riferimento al Capitolo 21 succitato, vedi anche T.13.IX.2:1 e L.pI.2).

“Non dimenticare che la guarigione del Figlio di Dio è l’unico scopo del mondo. Questo è il solo scopo che lo Spirito Santo vede in esso, e quindi l’unico che ha” (T.24.VI.4:1,2).
Qui è dove si trova la nostra speranza, confermata dalla promessa di Gesù di essere con noi in ogni passo del cammino e con la sua garanzia che non possiamo fallire, perché tutto ciò che stiamo facendo è negare la nostra negazione della verità (T.12.II.1:5), e ricordare cosa avevamo scelto di dimenticare.

Benedendo chi incontri è riconoscere in loro il Cristo e da dove provengono, è riconoscere la Figliolanza, che tutti sono Emanazione dello stesso Padre. Chi sei tu che benedici? Sei l'Emanazione di Dio....ma non ci credi, perché l'umiltà non è dell'ego. E l'ego non può guarire.

S. G. M.

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