Ha senso tentare di migliorare se stessi o il mondo?

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Mario Zanoletti
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Ha senso tentare di migliorare se stessi o il mondo?

Messaggio da Mario Zanoletti » 5 dicembre 2020, 15:04

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Ha senso tentare di migliorare se stessi o il mondo?

D: Non comprendo come Un corso in miracoli veda l’uso dello sforzo personale nell’avanzare o nell’aiutare gli altri. Fare uno sforzo per fare qualcosa è qualcosa degno di valore nei termini del Corso? Per esempio, io faccio del lavoro volontario con i bambini. Vale la pena? E riguardo al donare dei soldi per aiutare chi ha meno di me? Il farlo è solo un riflesso della mia colpa? E in merito all’ottenere una educazione? Secondo il Corso, è semplicemente il mio ego che cerca di migliorarsi e avere riconoscimenti e un salario migliore? Infine, che ne è del fare esercizio fisico ed avere uno stile di vita salutare? Per la mia comprensione del Corso i tentativi di migliorare la propria salute fisica riaffermano soltanto un attaccamento all’ego. Quindi perché preoccuparsi di provarci?

R: Non ci sono dubbi che molti studenti di Un corso in miracoli si siano fatti queste domande. Ma è importante ricordare che il Corso non è una guida sul comportamento. Si occupa soltanto di motivarci a cambiare l’ego con lo Spirito Santo come nostro Insegnante interno. Questo è il motivo per cui Gesù non dice mai nulla nel Corso in merito a quello che dovremmo fare. Ci dice piuttosto di chiedere, per qualunque cosa, “Qual è lo scopo” (T.4.V.6.8,9). Ci dice anche che noi diamo a tutto ciò che vediamo il significato che ha per noi (L.pI.1). In altre parole, nulla qui ha alcun significato intrinseco – le cose significano qualsiasi cosa di cui sono il simbolo nella nostra mente.

Ora, è vero che inizialmente ci siamo addormentati ed abbiamo sognato questo mondo perché abbiamo ascoltato l’ego. Quindi da un lato tutto qui è un simbolo della nostra apparente separazione e del nostro trionfo su Dio. D’altro canto, ora che stiamo facendo questo sogno, possiamo scegliere di reinterpretarlo con lo Spirito Santo come nostra Guida. Quando lo facciamo, tutto diventa un simbolo di perdono, che ci aiuta ad avvicinarci al risveglio all’Amore di Dio. Questo è quanto il Corso ci sprona a fare: usare questo mondo come un’aula scolastica in cui imparare il perdono fino a quando non ne avremo più bisogno.

E’ molto utile renderci conto che il Corso è scritto su due livelli.
Al primo livello – il livello della verità assoluta – questo mondo è un sogno.
Ma al livello due – all’interno del sogno, dove noi tutti crediamo di essere – questo mondo può essere o una prigione o un’aula scolastica.

E così Gesù non vuole che noi fingiamo di pensare che questo mondo sia un’illusione. Piuttosto ci consiglia di “Usare tutti i nomi di poca importanza ed i simboli che descrivono il mondo dell’oscurità. Ma non accettarli come tua realtà” (L.pI.184.11:1,2). Questo significa che dovremmo continuare a fare quello che fanno le cosiddette persone normali, ma farlo con uno scopo diverso. Se dovessimo smettere di fare tutte le attività che giudichiamo dettate dalla mente sbagliata, negheremmo allo Spirito Santo la sola arena che ha per correggere il nostro modo di pensare. E così di nuovo, non cambiamo quello che facciamo, ma solo cosa pensiamo in merito a ciò che facciamo.

Chiedi se dare denaro ad altri e avere un’educazione siano cose che vale la pena di fare dalla prospettiva del Corso. La risposta è: dalla prospettiva del Corso, estendere amore è una cosa degna da fare, mentre proiettare la colpa non lo è. Il fatto che tu ti impegni o meno in una specifica attività dipende da quale simbolo rappresenta per te. Ecco perché Gesù dice: “Il programma di studi è altamente individualizzato” (M.29.2:6). Se sospetti di essere attratto a fare qualcosa per il motivo sbagliato, questo è il momento perfetto per chiedere semplicemente allo Spirito Santo di guardare questa cosa con te. Egli porterà amore alla situazione e allora saprai cosa fare.

Hai anche chiesto se i tentativi per migliorare il corpo riaffermano un attaccamento all’ego. Il Corso ci informa che il “corpo è una cosa completamente neutrale” (Lezione 294) e che negarne l’esistenza significa impegnarci in “una forma di negazione particolarmente indegna” (T.2.IV.3:11).
E’ chiaro che Gesù non vuole che smettiamo di prenderci cura del corpo come percorso per lasciar andare l’ego. Questo perché negare il corpo è semplicemente l’altro lato della medaglia dell’indulgere in esso. Fintanto che siamo identificati con il corpo dovremmo semplicemente dargli l’attenzione e la cura che richiede mentre chiediamo aiuto per riconoscere che esso non ha il potere di influenzare la nostra mente.

Il fatto che tu ti stia chiedendo “perché preoccuparci di provare” lo fa sembrare come se tu fossi caduto in una delle classiche trappole dell’ego. Abbiamo adottato l’ego come nostra guida perché ci ha convinti che fare altrimenti ci distruggerebbe. Poi arriva il Corso a dirci che faremmo meglio a scegliere lo Spirito Santo come nostro Insegnante interiore. L’ego sa che se credessimo a quel messaggio la sua performance sarebbe finita. Quindi ci lancia un segnale d’allarme che ci dice “se accetti il messaggio di amore e perdono di Gesù perderai!”. Non ci dice che perderemmo solo il nostro dolore e la nostra colpa, e che guadagneremmo la pace interiore duratura e la vera felicità che abbiamo sempre voluto.

Quando senti un rodente senso di perdita o disperazione in relazione al fatto di essere uno studente del Corso, è perché l’ego si è insinuato diventando il tuo compagno di studi. Stai certo che il tuo viaggio di ritorno al Cielo e alle Braccia Amorevoli di Dio non si basano sul sacrificio. E né Gesù né lo Spirito Santo ci faranno mai rinunciare a ciò che vogliamo davvero.

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Re: Ha senso tentare di migliorare se stessi o il mondo?

Messaggio da fortimaira@gmail.com » 29 dicembre 2020, 17:38

Capita di fare una cosa e farla con distrazione, per obbligo (imposto da noi o dagli altri), provando tristezza, noia o pensando ad altro. E capita di fare la stessa cosa provando una gioia inspiegabile. Non è l'azione in sè ad avere importanza, siamo noi in quell'azione a determinarne il colore. La cosa affascinante dello scopo è che in qualche modo precede l'azione, rende possibile sceglierla in ogni istante e non ne è solo l'esito futuro. Nell'uso stesso del linguaggio, senza volerlo, scardiniamo il concetto di passato, presente, futuro.
Leggendo il corso anch'io mi sono chiesta che senso hanno le nostre azioni e relazioni quotidiane. La risposta che mi sono data è che al momento ho solo quelle per esprimere ed espandere ciò che è in me. Se avessi già compreso l'insegnamento del corso credo che sarei azione e non azione contemporaneamente, cosa che la mia piccola mente ancora non riesce a concepire. Grazie a chi ha posto la domanda dandomi modo di fermarmi ulteriormente su questo pensiero e grazie Mario per ogni risposta, per ogni riflessione che ci prende per mano con dolcezza.

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gabriele
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Re: Ha senso tentare di migliorare se stessi o il mondo?

Messaggio da gabriele » 29 dicembre 2020, 18:44

Grazie a tutti per le vs riflessioni , domande e RISPOSTE
penso col tempo capire sempre meglio che " l'AZIONE " è bello goderla mentre si compie, cercando di coglierne tutti i " GUSTI ", consapevolmente,
senza farla perchè :
sentiamo il dovere di farla ( programmazione del passato ) o aspettandone un ritorno ( pensiero verso il futuro ).
Godiamoci il PRESENTE, nel quale risiede il "MOMENTO SANTO " .
Un abbraccio a tutti

Mario Zanoletti
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ESSERE NEL PRESENTE

Messaggio da Mario Zanoletti » 31 dicembre 2020, 14:35

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Ciao Daniele.
Le tue attente riflessioni mi stimolano per mandarti una domanda e una risposta sul TEMPO PRESENTE; eccole

Come faccio a stare più a lungo nel momento “presente”?


D: Sono nuovo a Un corso in miracoli e mi piacerebbe fare una domanda sul restare nel momento presente. Se resto presente, è allora che sento la pace della mente che sto cercando? Ho fatto esperienza di brevi momenti di pace e calma interiore quando resto presente con lo Spirito Santo. Semplicemente non so come restare presente per più di cinque minuti......



R: Fintanto che la mente non è pienamente guarita, l’esperienza di pace è limitata alla nostra disponibilità a sceglierla. Nel frattempo la mente è divisa ed in conflitto tra due “realtà” che si escludono a vicenda: il credere nella separazione (ego) e il ricordo dell’Unità (Spirito Santo). Agli inizi del testo ci viene detto: “La separazione è solo un altro termine per indicare una mente divisa. L’ego è il simbolo della separazione, così come lo Spirito Santo è il simbolo della pace” (T-5.III.9:3,4). La mente separata, non guarita, si sperimenta nel sogno, in conflitto con se stessa. Mentre cerca la pace teme che la pace totale significhi scomparsa della specialezza di essere un corpo con una personalità unica.
Questa divisione della mente ha come causa il fatto di avere due obiettivi divisi: “L’obiettivo dell’ego è tanto unificato quanto quello dello Spirito Santo ed è per questo che i loro obiettivi non possono mai essere riconciliati in alcun modo ed in nessuna misura. L’ego cerca sempre di dividere e separare. Lo Spirito Santo cerca sempre di unificare e guarire” (T-7.IV.5:1,2,3).
Scegliere lo Spirito Santo e l’istante santo ha come risultato i momenti di pace a cui ti riferisci, mentre la scelta di restar aggrappati alla separazione porta a far finire questa pace. Il poco tempo che trascorriamo in pace ci mostra il grado di attaccamento alla nostra identità con l’ego e della nostra paura della pace. L’obiettivo del Corso è guarire la mente da questa divisione. Accade gradualmente tramite il processo di perdono, che inizia con il riconoscimento che la separazione è una scelta fatta nella mente e tutto ciò di cui facciamo esperienza nel sogno è un effetto di questa scelta.

La negazione è la chiave del successo dell’ego nel convincerci della realtà della separazione. La mente dimentica/nega la propria scelta per difenderla. E’ poi possibile credere alla storia dell’ego secondo cui non siamo mente, ma corpi vulnerabili di essere attaccati da forze esterne al di là del nostro controllo. Questo spiega perché sembra che la pace vada e venga e che noi siamo alla mercé dei suoi capricci. Il Corso ci dice che siamo tutt’altro che vittime e che possiamo imparare a riconoscere la scelta della mente prestando attenzione ai nostri sentimenti e ai nostri giudizi nel sogno.
La perdita di pace nella sua miriade di forme (rabbia, depressione, ansia, irritazione, eccitazione …) ci rende consapevoli della scelta che la mente ha fatto. Prestare attenzione/guardare è la chiave per disfare la negazione, che è l’inizio della salvezza, perché ci sintonizza con il fatto che abbiamo una mente con il potere di scegliere. Solo riconoscendo gli effetti dolorosi derivanti dallo scegliere di identificarci con l’ego ci motiveremo a fare un’altra scelta. Altrimenti restiamo inconsapevoli dell’attività della mente, sconcertata dai sentimenti che sembrano arrivare su di noi da “nessuna parte”.

Sebbene possano essere di breve durata, i momenti di pace sono molto importanti per il programma di studi dello Spirito Santo, che fa buon uso del contrasto a scopi di insegnamento e apprendimento. Diventa sempre più ovvio che il sentirsi veramente in pace è preferibile all’agitazione del non perdono. La cosa difficile è imparare a dissociare la mancanza di pace con i giudizi nei quali siamo costantemente impegnati. La pace sembra semplicemente scomparire senza ragione.
Ciò che in realtà avviene è che la nostra mente ha scelto di identificarsi con l’ego e con la nostra specialezza.
A quella scelta fa seguito la colpa, che viene inevitabilmente proiettata in qualche forma di giudizio verso noi stessi e gli altri. Questo accade molto velocemente e, grazie alla negazione, impercettibilmente. Nel Corso Gesù ci chiede di prestare attenzione molto accuratamente ai nostri pensieri, per diventare consapevole dei giudizi. Essi ci mostrano la scelta in favore della separazione che abbiamo fatto e dimenticato.

Sia la pace che la sua mancanza sono esperienze utili. Una ci mostra come ci si sente ad essere liberi dal giudizio, l’altra il dolore per la scelta dell’ego. La cosa importante è ricordare che quando non siamo in pace non è per nessuna altra ragione se non per la scelta di esser separati. Abbiamo scelto di identificarci con l’ego anziché con lo Spirito Santo ed abbiamo preferito la colpa alla pace. Ora abbiamo l’opportunità di prendere in considerazione il costo della nostra scelta errata e scegliere di nuovo. Questa presenza mentale è il modo in cui restiamo nel presente e come il nostro essere pacifici diventa uno strumento utile per ricondurci alla pace.

Bisogna anche che ricordiamo di non giudicare noi stessi per i lunghi periodi di dimenticanza e per i brevi periodi di pace.
Il permettere allo Spirito Santo di guarire la nostra mente dal pensiero di separazione è un processo. La nostra funzione è di diventare consapevoli di ogni giudizio affinché possa essere perdonato. Gradualmente l’equilibrio si sposterà verso più lunghe esperienze di pace, fino a quando questa sarà la nostra unica scelta.

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