un marito che abusa di lei

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Mario Zanoletti
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un marito che abusa di lei

Messaggio da Mario Zanoletti » 30 novembre 2021, 10:05

Una studentessa del Corso lotta per far fronte a un marito che abusa di lei.

Sono sposata da un anno, e ho un marito che abusa costantemente di me sul piano verbale. Ogni più piccola cosa lo fa arrabbiare e imprecare contro di me anche di fronte agli altri. Abbiamo combattuto su questo, ma non l’ho trovato di alcuna utilità. È stato in quel periodo che ho incominciato a praticare Un corso in miracoli. Talvolta il Corso funziona e talvolta no. Ma in qualche modo sento che semplicemente non ce la faccio più. Sono piena di odio e di autocommiserazione. Non voglio perdonarlo e mi odio per questo. Non so cosa fare.



R: Il fatto di essere una studentessa di Un corso in miracoli non significa che tu debba stare in una relazione abusiva per praticare le tue lezioni di perdono. Questo è un errore che gli studenti fanno spesso. Mentre non è lo scopo del Corso darci consigli sul comportamento, certamente ci dà consigli – e questo è il focus del suo addestramento – sul modo di pensare che aiuterebbe a ripristinare le nostre menti al loro stato naturale di vera innocenza, perché da quello stato sapresti qual la linea di condotta più amorevole sia per te che per tuo marito. Non dovresti tormentarti per questo. Potresti restare o andartene, ma qualsiasi cosa scegliessi la faresti senza conflitto, colpa, rabbia o paura. Non è facile raggiungere quello stato, come hai scoperto nel breve lasso di tempo in cui hai lavorato con il Corso: normalmente è un processo che avviene nel corso di molti anni. Ma gli istanti santi in cui sei libera dagli investimenti egoici sono a portata di mano in qualsiasi fase del processo: “La condizione necessaria per l’istante santo non richiede che tu non abbia pensieri che non siano puri. Ma richiede invero che tu non ne abbia alcuno che vorresti tenere” (T-15.IV.9:1,2). Quell’istante senza paura o colpa allinea il tuo pensiero con la verità compassionevole che è sempre presente nella mente corretta.

È vitale che tu sia gentile con te stessa quando pratichi il perdono in maniera imperfetta, oltre che nei momenti in cui rifiuti di perdonare. Ci sono molti strati di paura nelle nostre menti che motivano la nostra resistenza e tutte le difficoltà che abbiamo con il perdono. Gesù è il nostro modello da seguire in questo: egli non ci giudica mai, poiché vede le nostre scelte egoiche solo come errori che necessitano di correzione e non come peccati che esigono punizione. Egli ci chiede di avere lo stesso atteggiamento quando siamo tentati di giudicarci per la nostra indisponibilità e per la nostra pratica imperfetta. Non c’è alcun merito nel lottare contro te stessa solo per essere spirituale o una “brava” studentessa del Corso in miracoli (T.30.I.1:7).

È anche importante comprendere che il perdono non riguarda mai l’altra persona: è unicamente in relazione al riconoscere che tuta la rabbia è una proiezione della nostra colpa; e che la reale e unica fonte della nostra infelicità e mancanza di pace è la nostra continua scelta nascosta di credere nella nostra peccaminosità, non ciò che altre persone ci fanno o non ci fanno. Ecco perché l’enfasi prevalente nel Corso è sul guardare all’interno il contenuto delle nostre menti e sul ripristinare nella nostra consapevolezza il potere che abbiamo di scegliere di seguire o gli insegnamenti dell’ego o quelli di Gesù. Questa è la funzione del miracolo: “Il miracolo stabilisce che stai facendo un sogno e il suo contenuto non è vero” (T.28.II.7:1).



Come è possibile percepire correttamente il perdono, con gli occhi di Gesù, dopo aver sofferto per anni abusi verbali e fisici?


R: Prima di tutto il vero perdono non implica mai il negare che sia accaduto qualcosa di terribile. Si concentra interamente suoi tuoi pensieri e da quale insegnante scegli per farti aiutare: l’ego o Gesù. Per l’ego, la tua situazione può essere vista solo attraverso gli occhi della separazione: una vittima innocente e un peccaminoso persecutore. E l’ego potrebbe essere a favore del perdono, ma rimanendo comunque nel contesto di una vittima innocente che perdona un peccaminoso persecutore. Questo è l’approccio comune del mondo e della maggior parte delle religioni esistenti al mondo – che il peccato si verifica effettivamente, ma poi viene perdonato. Gesù lo chiama falso perdono o "perdono-per-distruggere," in quanto nonostante l’apparenza misericordiosa, esso sostiene il sistema di pensiero di separazione e pertanto non potrà mai condurre ad una pace vera e duratura.

Il perdono visto attraverso gli occhi di Gesù è caratterizzato dall’assenza di giudizio o di condanna. Di nuovo, esso non nega l’attacco o la sofferenza; e non significa che non possano esser condotti procedimenti penali. La base di questo approccio ha a che fare con il nostro apprendere che la pace di Dio è nella nostra mente perché siamo Suo Figlio. Trattandosi della pace di Dio, assolutamente nulla ha il potere di portarla via. Possiamo scegliere di voltarle le spalle, ma non possiamo distruggerla. Niente può farlo. Pertanto incolpare qualcun’altro o qualcos’altro per la nostra mancanza di pace significa impegnarsi in una forma di auto-inganno. Gettare la colpa su qualcuno nega la verità riguardo la pace nella nostra mente. L’altra faccia di questo è che nella nostra mente sbagliata portiamo sempre l’insostenibile fardello della colpa per la scelta di separarci da Dio. Il dolore per questa colpa, oltre all’aspettarsi una punizione estrema per il nostro peccato, ci porta a negarlo dentro di noi e a proiettarlo su qualcuno al di fuori, che verrà poi visto come meritevole di condanna. Pertanto nella nostra mente sbagliata utilizzeremo le situazioni del mondo con lo scopo di liberarci della nostra colpa. Gesù ci insegna che tale strategia non funziona, in quanto la colpa semplicemente rimane nella nostra mente e viene rinforzata dall’inganno. (T.13.II.1:1,2; X.3:1,3,5,7)

Gesù ci invita a rivolgerci a lui quando ci sentiamo perseguitati così che possa aiutarci ad utilizzare la medesima situazione per disimparare quello che l’ego ci ha insegnato. Senza negare gli eventi obiettivi che si sono verificati, Gesù ci aiuterà a riconoscere la nostra proiezione e poi a ritirarla, così che possiamo vedere l’errore originale che abbiamo fatto, che sta nel giudicarci colpevoli di aver distrutto l’amore. Egli ci aiuterà a renderci conto di quanto questo sia impossibile e, se riusciremo ad accettarlo, saremo liberi dalla colpa e di conseguenza in pace, riconoscendo allo stesso tempo che questo è vero per chiunque. In tale stato mentale non c’è modo di poter condannare noi stessi o chiunque altro, indipendentemente da ciò che è stato fatto a livello di comportamento. I fatti rimangono fatti. Ma la nostra reazione o interpretazione saranno completamente cambiate. Questo è il motivo per cui Gesù spiega che nel vero perdono noi perdoniamo ciò che non ci è stato fatto.

Da questo luogo d’amore e di pace nella nostra mente, noi faremo e diremo ciò che è maggiormente amorevole per chiunque sia coinvolto. Il modo in cui questo si presenterà nelle varie situazioni non può essere determinato in anticipo. Potrebbe significare non avere più contatti con chi ci ha attaccati, sporgere denuncia, parlare con quella persona, andare in terapia assieme a quella persona, o molte altre cose. Ma la prospettiva non sarà più quella della vittima e del persecutore. Attraverso gli occhi gentili di Gesù vedremo che chi attacca è anch’egli Figlio di Dio e condivide la stessa mente sbagliata e mente corretta e la capacità di scegliere tra di esse come noi. Ci aiuterà a vedere che nascoste sotto ogni malvagità giacciono una tremenda paura e una richiesta d’amore. Non può essere sottolineato abbastanza, però, che questo non implica il negare i fatti oggettivi relativi all’attacco o al dolore che si sta provando.

Infine, Gesù ci aiuterà ad imparare che quando giudichiamo gli altri come meritevoli di condanna, stiamo facendo la stessa cosa a noi stessi. Egli ci insegna sempre che in realtà siamo tutti uno e quindi per via di questa unità, non possiamo condannare un’altra persona senza, allo stesso tempo, condannare noi stessi. "Perdona e sii perdonato. Dando riceverai" (L.pI.122.6:3,4). Questo disfa il principio cardine dell’ego che afferma sempre o l’uno o l’altro: la mia innocenza viene acquisita a tue spese. Ma Gesù non sottovaluta la difficoltà per noi nell’accettare questo o la sua importanza nel raggiungere il nostro obiettivo di pace interiore. Egli afferma che tale idea, "del tutto aliena all’ego e al modo di pensare del mondo, è cruciale per il rovesciamento del sistema di pensiero che questo corso produrrà. Se tu credessi a questa affermazione, non ci sarebbero problemi a perdonare completamente, ad avere un obiettivo certo ed una direzione sicura. Comprenderesti i mezzi attraverso i quali ti viene data la salvezza, e non esiteresti ad usarli ora" (L.pI.126.1).

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