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Laura
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Messaggio da Laura » 14 novembre 2020, 15:55

Buongiorno, durante l'ultimo incontro ci hai parlato di come il nostro pensiero sia talmente veloce ed agisca in un millesimo di secondo che non ci accorgiamo neppure di averlo pensato e ci scordiamo…. il pensiero crea perciò ciò che abbiamo pensato in quel millesimo di secondo prende forma...mi stavo chiedendo come i bambini che non hanno ancora un cervello sviluppato come un adulto possano malcreare….il bambino è il simbolo dell'innocenza , come può allora pensare di subire maltrattamenti? o è solo l'adulto in questo caso che malcrea anche per esso?
Grazie Laura

Mario Zanoletti
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Messaggio da Mario Zanoletti » 14 novembre 2020, 18:07

[size=150]R: Sì il pensiero crea (vedi Meditazione-Energia nel Forum).

L'uomo si è sviluppato in milioni di anni di evoluzione.
Evoluzione implica tempo, non solo tempo fisico ma anche tempo interiore, psicologico.
Fin dal principio del suo esistere sulla terra, l'essere umano è cresciuto passando attraverso esperienze di ogni genere, sventure, disgrazie, ansie, paure. Così il nostro cervello ha assunto una determinata struttura, venendo modificato e plasmato dalle condizioni di vita in cui si è trovato ad evolvere.

La struttura del cervello è il risultato di quel processo nel tempo che chiamiamo evoluzione.
Ora la mente (ego) e il cervello, che sono una sola e unica cosa, non potranno mai essere liberi dai condizionamenti millenari che ah costruito.
Una causa di tali condizionamenti potrebbe essere il fatto che l'essere umano non ha mai rinunciato, nemmeno per un momento, alla ricerca della propria sicurezza, sia esteriormente, nella sua relazione con l'ambiente, sia interior­mente, sul piano psicologico. Questo ci fa comprendere come l'ego si basi essenzialmente sull'incapacità di trovare le radici che affondano nella Realtà. Questa incapacità potrebbe essere un'altra delle cause che hanno de­terminato l'attuale miserevole situazione di separazione. L'idea della propria individualità, che gli esseri umani si sono formata durante tutto il periodo della loro evoluzione; l'idea che «io» sono se­parato dagli altri e che devo lottare contro di loro per so­pravvivere.
Quindi, il pensiero che si è creato nel tempo (il pensiero è tempo) ha creato paura, separazione, conflitto, disordine, ambizione, competizione, ecc.

Si comprende allora che una delle cause più determinanti potrebbe essere proprio il pensiero.
E va sottolineato il fatto che dove c'è una causa, esiste anche la possibilità di eliminarla.
Una causa, un motivo che producono i loro effetti, con­tinuano nel tempo. Ma si può porre fine alla causa. (T. 28. 9-15)
È un fatto evidente, che, credo, si possa vedere facil­mente se ci pensiamo un momento.

Se c'è dolore fisico, esiste anche una causa che lo deter­mina. E il dolore finisce quando ne viene eliminata la causa.
In modo del tutto analogo, le nostre sofferenze psicolo­giche, le angosce, le paure, potrebbero avere una causa che le determina.
Ma allora l'eliminazione della causa porrebbe fine al dolore.
Va per inciso che bisogna discernere tra la causa ("c" minuscola) dalla Causa ("C" Maiuscola) (T.28.1.9).

Una causa potrebbe essere il co­stante desiderio di sentirci sicuri, protetti, senza incer­tezze, appoggiati a qualcosa di stabile.
Una seconda causa potrebbe essere l'individualismo che ha portato l'essere umano a considerarsi separato dal resto dei suoi simili e a creare tra sé e gli altri una barriera in­sormontabile. Un'altra causa potrebbe essere proprio il Pensiero stesso.
La mente e il cervello, che sono il risultato di un pro­cesso nel tempo, non sono mai stati liberi e se non si elimina la "causa" rimarranno prigionieri nel tempo.

Ma senza libertà l'essere umano non può schiudersi, non può fiorire, non può in alcun modo andare al di là di se stesso per scorgere la Realtà, la Pace e l'Amore.
Interiormente non siamo liberi. Col passare del tempo abbiamo acquisito una determinata struttura; se osserviamo la nostra mente, se guardiamo come funziona il nostro cervello, ci accorgeremo che non facciamo altro che rimanere sempre entro certi schemi determinati, che vanno ripe­tendosi da migliaia e migliaia di anni.
schemi che lasciamo in eredità ai nostri figli che cresceranno nella convinzione che la "realtà" è ciò che pensano, vedono, vivono. quindi, prigionieri in un labirinto sempre più contorto.

Libertà non significa andare dove vogliamo, sceglierci il lavoro che preferiamo, o dire quello che ci pare. La ve­ra libertà esiste quando il cervello, la mente, l'intera strut­tura psicologica, sono ripuliti da qualsiasi schema di fun­zionamento, da qualsiasi modello di comportamento che ci siano stati imposti e che ci imponiamo seguendo le convinzioni della mente creata dall'ego. Ma ci vuole una grande dolcezza nei propri confronti, compassione, tolleranza, discernimento per comprendere i meccanismi dell'ego.

È necessario avere grande pazienza.
Sapete, impazienza è tempo. La pazienza, invece, non è del tempo. Pazienza significa osservare da vicino, con grande cura e attenzione; significa non avere fretta e avan­zare a poco a poco, senza stancarsi imparando l'arte del non giudizio.
Questa è pazienza. In questo modo di osservare non c'è l'ansia del tempo. Ma quando ci lasciamo prendere dall'impazienza di andare avanti, ci metteremo a correre, senza capire da che punto siamo partiti.
La pazienza è dello Spirito Santo, l'impazienza è dell'ego.

Tutta quanta la nostra esistenza ruota ormai intorno al pensiero. Il nostro amore, i nostri affetti, i no­stri ricordi, le immagini di cui non vogliamo fare a meno... alla base di tutto questo c'è il pensiero. Anche le nostre relazioni reciproche sono determinate dal pensiero, che, come abbiamo detto, è figlio della conoscenza intellettiva che è tempo. Conoscenza implica pensiero. E il pensiero è materia. Le cellule che portano impressi i ricordi sono materiali e anche il pensiero è materiale. Il ricordo del passato si imprime nelle cellule del cer­vello; quindi il pensiero forma un’immagine, e allora si dice: «Mi ricordo di te». Ma l'immagine, il simbolo, non è la realtà.

Pensare significa muoversi nel tempo. Il tempo è il fattore nel quale, per mezzo dell'esperienza, si raccoglie conoscenza.
Sì, questa credenza ha fatto l’intelligenza, poiché l’intelligenza è del cervello, che è parte del corpo (la casa dell’ego).

La distinzione tra cervello e mente è difficile perché abbiamo un’alta considerazione del cervello e perché non sappiamo di avere una mente. Sebbene l’ego abbia fatto l’intelligenza, lo Spirito Santo può usarla per servire il Suo scopo anziché quello dell’ego.
Lo stesso Un corso in Miracoli è un buon esempio sull’uso delle parole, delle idee e dei concetti come apparentemente compresi dal cervello, per riflettere una scelta che viene fatta nella mente per “disimparare” la nostra credenza nella separazione.

Il Corso offre una descrizione molto sobria del cervello:
Credi anche che il cervello del corpo possa pensare. Se soltanto comprendessi la natura del pensiero, non potresti che ridere di questa folle idea. È come se pensassi di avere il fiammifero che accende il sole e gli dà tutto il suo calore, o che tenessi il mondo nella tua mano, ben stretto fino a che lo lasci andare. Eppure ciò non è più sciocco del credere che gli occhi del corpo possano vedere, o che il cervello possa pensare” (L.pI.92.2).

Nel Testo il pensiero concettuale viene identificato come il problema principale, che riflette l’affermazione: “La coscienza, il livello della percezione, è stata la prima divisione introdotta nella mente dopo la separazione, facendo della mente un percettore invece che un creatore. La coscienza è correttamente identificata come il dominio dell’ego” (T.3.IV.2:1,2). Nell’ultimo capitolo Gesù afferma che “La salvezza può essere vista come nulla più che la liberazione dai concetti. Non si occupa del contenuto della mente, ma della semplice constatazione che pensa” (T.31.V.14.3,4).

I bambini, che come dici, non hanno un cervello sviluppato, visto che hanno scelto, deciso di partecipare al teatro di questo mondo portano nel DNA il "labirinto" dell'umanità.
Sebbene sia estremamente difficile per noi coglierlo, un bambino ha la stessa mente e lo stesso potere di scegliere l’ego o lo Spirito Santo che ha un adulto: il suo cervello, naturalmente, differisce da quello di un adulto. Ma è solo la mente che prende le decisioni.
Come esempio: Non è il bambino che sceglie la malattia. La forma del corpo è irrilevante, non in questo mondo illusorio ovviamente, ma piuttosto nei termini del nostro viaggio spirituale.

Le differenze nella forma sono parte della strategia intelligente dell’ego di tenerci lontani dalle nostre menti per paura che ci rendiamo conto di aver scelto contro l’amore e la pace così da poter esistere come individui separati: “Nulla è così accecante come la percezione della forma. Perché vedere la forma significa che la comprensione è stata oscurata” (T.22.III.6:7,8).
Se ci rendessimo conto che tutta la nostra miseria è radicata in quell’unica decisione e non nel mondo o nel corpo, metteremmo rapidamente in discussione la saggezza di quella scelta, specialmente perché sapremmo di aver scelto contro l’altra opzione che abbiamo a disposizione.
L’ego così è ferocemente intento a mantenerci senza mente, cosa che mette in atto facendoci soffermare solo sul corpo e su tutti i problemi che emergono dall’esperienza corporea. Una mente che sceglie di proiettare se stessa come infante indifeso, deficitario o malato è tutta parte di questo piano.

La nostra percezione di neonati e bambini innocenti e vulnerabili può così servire o allo scopo dell’ego o allo scopo dello Spirito Santo. Possiamo vederli come dimostrazione che le differenze, la separazione e il vittimismo sono reali o come parte della nostra aula scolastica nella quale impariamo che condividiamo tutti gli stessi interessi e la stessa identità.

E’ importante ricordare che questo riguarda solo il contenuto nelle nostre menti, non il comportamento.
Così tu continueresti ad agire appropriatamente e a fare ciò che fai normalmente con i neonati, con i bambini ma lo faresti con una crescente consapevolezza del contenuto nella tua mente.

A volte i bambini "sensibili" ai maltrattamenti aiutano i genitori a correggere il loro modo di pensare che esprimono con il corpo fisico.
L'anima del bambino è consapevole che ciò che accade è una scelta che abbraccia il pensiero dell'ego e "l'aula scolastica" ha una funzione per tutti i personaggi messi in scena.

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