D: SCARSA AUTOSTIMA E RELAZIONI

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Mario Zanoletti
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Messaggio da Mario Zanoletti » 19 novembre 2020, 0:56

Attualmente ho una relazione sentimentale con un uomo che vedo da circa 3 mesi. L’ho ho conosciuto tre anni e mezzo fa e credo di “amarlo”. Il problema è che i sentimenti che provo per me stessa includono sentimenti di indegnità e di disgusto perché sono sovrappeso. Spesso mi sento gelosa per le sue amicizie femminili anche se ho fiducia che si tratta solo di amicizie. Continuo ad aspettarmi che questa brava persona mi lasci e così continuo a metterlo alla prova dicendogli delle cose molto negative di me e poi chiedendogli se vuole ancora restare con me. Che consiglio può darmi Un Corso in Miracoli per aiutarmi a guarire il mio dolore per la mia scarsa autostima e per sviluppare una relazione sana e santa con questa persona? Egli ha molta considerazione e molto rispetto per me.

R: Il Corso può per prima cosa aiutarti a riconoscere la fonte reale di qualsiasi sentimento di indegnità e di disgusto nei confronti di te stessa.
La causa non è il tuo sovrappeso o qualsiasi altra caratteristica o mancanza che puoi pensare ti renda meno desiderabile. Non ha neanche nulla a che fare con quanto gli altri pensano o dicono di te.
Tutto questo, naturalmente, va totalmente nella direzione opposta a quello che ci dice il mondo. Ma il mondo, e le nostre relazioni qui, sono ciò che abbiamo fatto per mantenere a noi nascosta la vera causa dell’odio per noi stessi.

La fonte reale è il nostro credere di esistere come esseri individuali, separati dall’amore, a causa della nostra decisione, sepolta profondamente nella nostra mente inconscia, di essere separati da Dio, indipendentemente da quanto costi a Lui e a noi.
Siamo convinti di essere privi di amore e non amabili poiché abbiamo scelto contro l’amore, che è la nostra realtà.
Ma piuttosto che mettere in dubbio la premessa di poterci effettivamente separare dall’amore, cosa che lo Spirito Santo dice impossibile, manteniamo il nostro senso di identità separata e poi procediamo alla ricerca dell’amore e dell’affermazione del nostro valore da fonti esterne a noi stessi, non ricordandoci mai che ciò che vogliamo – l’amore – è rimasto all’interno di noi per tutto il tempo.

E così ci rivolgiamo agli altri perché ci diano ciò che crediamo ci manchi, il che serve solo a rinforzare la nostra credenza soggiacente che, tanto per cominciare, siamo vuoti e manchevoli. E una volta che ci imbarchiamo in questa ricerca siamo perduti, poiché abbiamo scelto di guardare ovunque salvo dove possiamo trovare l’amore. (T.29.VII)

Non c’è niente che possiamo fare da soli che disferà i nostri sentimenti di indegnità e ci offrirà l’amore che tanto disperatamente desideriamo.
Ma questa è proprio la buona notizia, perché la verità è che non c’è niente che abbiamo bisogno di fare per stabilire il nostro valore. “Il tuo valore è stabilito da Dio. Fino a quando contesterai questo, tutto ciò che farai farà paura, in particolar modo tutte le situazioni che si prestano a credere nella superiorità e nell’inferiorità … niente che tu compia, o pensi, o desideri, o faccia è necessario per stabilire il tuo valore. Questo punto non può essere messo in questione eccetto che nelle allucinazioni” (T.4.I.7:2,3,6,7).

Ora, Gesù non si aspetta che noi riconosceremo il nostro valore semplicemente perché ce lo dice lui. Così le nostre relazioni diventano l’aula scolastica nella quale col tempo impariamo a riconoscere il nostro valore come innocente Figlio di Dio. E impariamo col riconoscere tutti i modi nei quali cerchiamo di convincerci del contrario, con una consapevolezza crescente di ciò che stiamo realmente facendo.
Vogliamo vedere gli altri come i detentori della chiave della nostra felicità cosicché non dobbiamo accettare la responsabilità della nostra stessa scelta di essere separati e miserabili.

Il Corso non fornisce alcuna linea guida specifica su come far funzionare una relazione secondo i canoni del mondo. Ma fornisce uno strumento per guarire le nostre percezioni di noi stessi e degli altri, non importa quale forma la relazione assuma col tempo. E così la paura, la colpa, la vergogna e la rabbia che sembrano quasi universali nelle relazioni speciali del mondo ora diventano per noi i segnali che c’è un altro modo di guardare a noi stessi e agli altri.

Laura
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Re: D: SCARSA AUTOSTIMA E RELAZIONI

Messaggio da Laura » 20 novembre 2020, 14:01

Le relazioni che abbiamo sono un'aula scolastica , cerchiamo tutti l'amore, ma se l'Amore non lo conosciamo o meglio non ci ricordiamo di conoscerlo, allora noi, qui, non amiamo… pensiamo di amare ma non lo facciamo?
Perché se siamo stati creati dall'Amore abbiamo deciso di allontanarcene? certo, ci siamo dimenticati di ridere alla piccola folle idea, ma come è venuta questa idea e soprattutto a chi è venuta? Se noi siamo estensione di Dio può essere che sia venuta da lui? ( so che sono domande puramente dell'ego…!)

Silvia Bondioli
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Re: D: SCARSA AUTOSTIMA E RELAZIONI

Messaggio da Silvia Bondioli » 22 novembre 2020, 13:19

E' ragionevole chiedere come la mente abbia mai potuto fare l'ego.
In effetti, è la miglior domanda che potresti fare. Non ha, comunque alcun senso dare una risposta in termini di passato perchè il passato non ha importanza, e la storia non esisterebbe se gli stessi errori non venissero ripetuti nel presente. Il pensiero astratto si applica alla conoscenza perchè la conoscenza è completamente impersonale, e gli esempi sono irrilevanti per la sua comprensione. La percezione , invece, è sempre specifica, e quindi piuttosto concreta.
L' ego vive letteralmente di paragoni. L'uguaglianza è oltre la sua comprensione, e la carità diventa impossibile.
L'ego non dà mai partendo dall'abbondanza, perchè stato fatto come sostituto ad essa.
Questo è un piccolo stralcio del capitolo 4 che parla dell'ego e la falsa autonomia, mentre lo stavamo leggendo ci sembrava in risonanza con quello che è stato scritto e da qui la voglia di condividerlo. Grazie per i deliziosi spunti di riflessione.
Un abbraccio Silvia Emanuele

Mario Zanoletti
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Messaggio da Mario Zanoletti » 28 novembre 2020, 22:02

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R: Iniziamo con il termine preso dal glossario del Corso:

AMORE
conoscenza: essenza dell’essere di Dio e del suo rapporto con la Sua creazione, che è immutabile ed eterna; al di là di ogni definizione e di ciò che può essere insegnato, se ne potrà fare esperienza o si potrà conoscere solo dopo che le barriere della colpa saranno state eliminate tramite il perdono.

vera percezione: impossibile nel mondo illusorio della percezione, tuttavia viene espresso qui attraverso il perdono: l’emozione data da Dio, in contrasto con l’emozione di paura dell’ego, ed è riflessa in ogni espressione di vera unione con l’altro.


Da questa definizione possiamo dedurre che per noi l'amore è sconosciuto. Essere nella CONOSCENZA significa sperimentare, vivere, espandere la realtà di Dio. In altre parole vivere il PERDONO e riconoscere che la COLPA non è mai esistita, la COLPA DELLA SEPARAZIONE è solo illusione della mente scorretta gestita dall'ego. Quindi essere nella "vera percezione" è essere fuori da ogni illusione di questo mondo dove ognuno di noi si crede separato e unico. Questo stato di "separazione" ci spinge a creare RELAZIONI SPECIALI che denotano la nostra incapacità di amare. L'amore esclude la paura e fino a quando quest'ultima dimora in noi l'amore non c'è. “L’opposto dell’amore è la paura, ma ciò che tutto abbraccia non può avere opposti” (T.in:1:8).
Siccome l’amore abbraccia tutto, non può avere un opposto. Noi tenderemmo a pensare alla paura come opposta all'amore, ma siccome non ci può essere un opposto a ciò che tutto abbraccia, la paura è impossibile. Questo è il punto: la paura non è reale. Ma noi crediamo che esista, chi di noi può dire che è senza paura, intendo qualsiasi tipo di paura. Paura di perdere qualcuno o qualcosa, ecc. (Vedi alcune riflessioni sulla paura che inseriamo nel forum). “Il tuo compito non è di ricercare l’amore, ma di cercare e trovare tutte le barriere dentro di te che hai costruito contro di esso. Non è necessario ricercare ciò che è vero, ma è necessario cercare ciò che è falso” (T.16.IV.6:1,2).

Il Corso ci dice che ogni relazione, che la definiamo relazione d'amore o relazione d’odio, è speciale.
L’ego usa ogni relazione per proiettare su un altro la colpa per la nostra decisione di separarci da Dio. Usare la relazione allo scopo di proiettare è un attacco, che il Corso chiama odio. Ogni relazione speciale è quindi in realtà una relazione di odio, mascherata in alcuni casi come ‘amore’. L’ego identifica ogni persona come un corpo, e si relaziona ad ognuno come a un corpo, e questo secondo il Corso è un’altra forma di attacco al Figlio di Dio, che non è un corpo. La proiezione della colpa e la percezione dell’identità corporea sono caratteristiche fondamentali della relazione speciale.

Anche se possiamo esserne inconsapevoli, queste sono le dinamiche in funzione in ogni relazione. E’ difficile applicare questo concetto alla relazione con i nostri figli perché il mondo ha glorificato la genitorialità, e noi usiamo le relazioni con i figli e la famiglia per esprimere “l'amore” come è definito dall’ego.

La cura, sollecitudine e attenzione che si da ai figli non è amore come definito dal Corso: fa parte della dinamica che l’ego ha impostato come ‘pseudo amore’, e questo in realtà è un sostituto dell’amore di Dio. Questa sostituzione è un’altra caratteristica importante della relazione speciale. Qualsiasi persona o cosa che sia usata come tentativo di riempire il vuoto lasciato dalla nostra apparente separazione da Dio è ciò che il Corso chiama speciale. I figli rientrano perfettamente nel piano dell’ego perché vengono al mondo totalmente dipendenti dalle cure di altri, dal momento che la ‘vita’ è stata data loro da genitori che si spera soddisfino tutti i loro bisogni di crescita e sostentamento. Una parte della disfunzione genitoriale è il credere, da parte dei genitori, che anche i figli soddisferanno i loro bisogni.

Questa dipendenza reciproca, in cui ognuno concorda di sacrificarsi per avere i propri bisogni soddisfatti, è la ‘contrattazione’ che l’ego sostiene renderà tutti salvi e ‘felici’. A volte sembra funzionare, frequentemente è assalita da grande dolore e conflitto, determinati da un intenso senso di colpa. Il Corso ci offre una vivida descrizione:
Tutte le relazioni speciali hanno come loro obiettivo il peccato. Perché esse sono contrattazioni con la realtà, nei confronti della quale viene adattata l’apparente unione. Non dimenticarti che contrattare è stabilire un limite, e che odi ogni fratello col quale hai una relazione limitata. Potresti tentare di mantenere la contrattazione in nome della “giustizia”, esigendo di pagare un prezzo, a volte da te stesso e, forse più spesso, dall’altro.
Così nella “giustizia” cerchi di alleviare la colpa che deriva dallo scopo che hai accettato nella relazione. E questo è il motivo per cui lo Spirito Santo ne deve cambiare lo scopo per renderla utile a Lui e innocua per te
” (T.21.III.1).

In ciò, come con ogni cosa che il Corso insegna, è sufficiente che solamente una persona nella relazione sia uno studente del Corso. La pratica dell'insegnamento del Corso richiede solo che l’individuo guardi con attenzione tutti i pensieri di giudizio qualsiasi relazioni e riconosca il modo in cui lo scopo dell'ego opera in tutte loro. Il fine è sempre quello di rendere reale la separazione, e rafforzare la nostra credenza che possiamo fare un mondo tutto nostro che soddisferà i nostri bisogni meglio di quanto potrebbe mai fare Dio. Non facciamo questo per nessun altro se non per noi stessi. Quando riconosciamo manovre dell’ego, e cominciamo a renderci conto che il nostro dolore in realtà deriva dalla nostra alleanza con il sistema di pensiero egoico di separazione, colpa, e attacco, abbiamo la possibilità di rivolgerci allo Spirito Santo, il cui sistema di pensiero reinterpreta tutto ciò che l’ego ha fatto, e chiedere aiuto.

L’aiuto non serve a cambiare chiunque altro nel sogno, ma ci serve per accettare il Suo scopo. Benché questo possa non portare ad alcun cambiamento nella forma delle nostre relazioni, lo scopo sarà trasformato: “…lo Spirito Santo non ti priverà delle tue relazioni speciali, ma le trasformerà. E tutto ciò che significa è che ripristinerà loro la funzione datagli da Dio. La funzione che tu hai dato loro chiaramente non è fare felici. Ma la relazione santa condivide lo scopo di Dio, anziché mirare a sostituirlo. Ogni relazione speciale che hai fatto tu è un sostituto della Volontà di Dio, e glorifica la tua invece della Sua a causa dell’illusione che siano differenti” (T.17.IV.2:3,4,5,6,7). Alla fine, man mano che questo verrà sempre più messo in pratica, il dolore delle relazioni speciali sarà sostituito dalla pace della relazione santa.


PICCOLA FOLLE IDEA
Ma poi, come afferma Un corso in miracoli, sembrò accadere qualcosa: "nell'eternità, dove tutto è uno, si insinuò una minuscola, folle idea, della quale il Figlio di Dio si è dimenticato di ridere" (T-27.VIII.6:2). E tuttavia diciamo sembrò accadere perché la "minuscola, folle idea" che noi potessimo essere separati dalla nostra Fonte è solo un sogno. Come il Corso dice altrove di questa idea della separazione: "nel tempo ciò è accaduto moltissimo tempo fa. Nella realtà non è mai accaduto" ( M-2.2:7-8).

Nella sua follia - nella quale la Realtà diventa illusione, e l'illusione diventa Realtà - il Figlio di Dio ha creduto che l'impossibile fosse realmente accaduto. Adesso egli esiste in uno stato dualistico di soggetto e oggetto, nel quale egli crede di essere separato e indipendente da Dio, la sua vera Fonte. Ciò ha messo in grado il Figlio di pensare di essere adesso il creatore di se stesso e causa prima, creatosi da sé e autonomo. In effetti una delle caratteristiche più salienti di questo stato separato è il pensiero, e ciò riflette chiaramente il dualismo di pensatore e pensiero, e quindi di pensiero e oggetto, anche se l'oggetto è la mente stessa del Figlio. E su tale pensiero è eretto il mondo di complessità dell'ego, un mondo dove le cose specifiche - l'effetto logico della dualità - governano come la sola "realtà."

In questo stato è davvero quasi impossibile che una mente dissociata o divisa possa ricordarsi l'Unità astratta, non specifica della creazione, ancor meno l'istante della separazione che "va oltre qualsiasi ricordo e perfino al di là della possibilità di ricordare" ( M-2.4:1). L'unità di Dio - nostra Fonte e Creatore - con Cristo - la Sua creazione - è quasi insondabile a causa del processo tramite il quale le nostre menti percettive del dopo separazione categorizzano tutto il pensiero in percettore e percepito. Questo dualismo è la natura di tutto il pensiero nel mondo separato. Per esempio, se tentiamo di meditare sulla Unità, lo facciamo partendo da noi come soggetto con la nostra Fonte come oggetto. Questa esperienza fondamentalmente dualistica, perciò, in pratica assicura che la realtà non dualistica della nostra Fonte e della nostra unità con Essa rimanga quasi irraggiungibile, fino a che non lasceremo andare il processo del pensare e, oltre a ciò, il pensiero stesso. Tuttavia, se ci sforziamo nelle nostre meditazioni di lasciar andare ogni forma di pensiero, quello sforzo che stiamo attuando è già l'espressione di un pensiero, e perciò sarà inevitabilmente un blocco alla consapevolezza della nostra vera esperienza di un Pensiero non dualistico nella Mente di Dio. Come insegna Gesù, nel contesto di liberarsi da tutti i concetti di sé:

La salvezza può essere vista come nulla più che la liberazione dai concetti [cioè pensieri]. Non si occupa del contenuto della mente, ma della semplice constatazione che [la mente] pensa
(T-31.V.14:3-4).

Possiamo quindi dire che sono i nostri pensieri stessi l'interferenza alla nostra consapevolezza dell'Unità, poiché è stata la "minuscola, folle idea [pensiero]" che, Un corso in miracoli insegna, ci ha condotto giù lungo la scala della separazione. Le tre affermazioni che seguono, tratte dal libro degli esercizi, esemplificano l'irrealtà implicita del pensiero. La prima di queste proviene dal contesto del titolo della lezione: "I miei pensieri non significano nulla":
Quest'idea va applicata a tutti i pensieri dei quali sei consapevole…Il motivo per cui l'idea è applicabile a tutti i tuoi pensieri, è che essi non sono i tuoi veri pensieri…non avrai alcun dubbio che quelli che una volta credevi fossero i tuoi pensieri non avevano alcun significato…Adesso l'accento è sulla mancanza di realtà di quello che pensi di pensare… Adesso stiamo mettendo in evidenza il fatto che la presenza di questi "pensieri" significa che tu non stai pensando. Questo è semplicemente un altro modo di ripetere l'affermazione precedente che in realtà la tua mente è vuota, ( L-pI-10.1:1-2,5;2:4; 3:2-3).

È a causa del fatto che i pensieri che pensi di pensare appaiono come immagini che non li riconosci come nulla. Tu pensi di pensarli, dunque pensi di vederli. (L.pI.15.1:1-2). Nulla eccetto i tuoi pensieri possono attaccarti.

Nulla, tranne i tuoi pensieri, può farti credere di essere vulnerabile. Nulla, tranne i tuoi pensieri, può provarti che non è così L-pI.26.4:3-4).


Rivediamo il modo in cui superiamo questo dilemma letteralmente auto-imposto. Noi crediamo di avere effettivamente cambiato la Realtà accettando nella nostra mente il pensiero di poter essere separati dalla nostra Fonte. Così, con l'interposizione di una mente divisa e del processo identificato come pensare, abbiamo creduto di aver mutato la nostra vera Identità di Pensiero uno con Dio. Quando il filosofo francese del diciassettesimo secolo Cartesio disse: "Penso, perciò sono," stava in realtà facendo una affermazione basata sull'ego secondo la quale un essere che può pensare esiste. Ora, in qualità di studenti di Un corso in miracoli, possiamo considerare l'assunto e renderci conto che una affermazione basata sulla mente corretta sarebbe: "penso, perciò non sono." È così perché, come abbiamo già visto, il pensiero stesso è la negazione della nostra vera Identità come Pensiero unificato nella Mente della Fonte di ogni Pensiero. Questa è un'unità che, nuovamente, non permette alcuna distinzione dualistica tra pensatore e pensato, ed anche tra Creatore e creato.

Nella sezione del testo, " La pratica dell'Istante Santo," Gesù ci sollecita così:

Nella tua pratica, quindi, cerca solo di essere vigile contro l'inganno e non cercare di proteggere i pensieri che hai intenzione di tenere per te. Lascia che la purezza dello Spirito Santo li dissolva col suo splendore, e porti tutta la tua consapevolezza ad essere pronta per la purezza che Egli ti offre. Così Egli ti preparerà a riconoscere che ospiti Dio e che non sei ostaggio di niente e di nessuno (T-15.IV.9:8-10).

Il fatto puro e semplice è che l'ingresso nel mondo reale richiede l'abbandono di tutti i concetti di individualità e dell'importanza che avevamo precedentemente dato ai nostri pensieri. Un'altra chiarissima affermazione di questo principio la troviamo nel libro degli esercizi:

"Fa semplicemente questo: resta quieto, e metti da parte tutti i pensieri di ciò che sei e di ciò che è Dio, tutti i concetti che hai imparato sul mondo, tutte le immagini che hai di te stesso. Svuota la tua mente da tutto quello che essa ritiene vero o falso, buono o cattivo, da ogni pensiero che essa giudica degno e da tutte le idee di cui ha vergogna. Non restare aggrappato a nulla. Non portare con te un solo pensiero che il passato ti abbia insegnato, né una sola credenza che tu abbia mai imparato in precedenza da qualsiasi cosa. Dimentica questo mondo, dimentica questo corso, e vieni con le mani completamente vuote al tuo Dio." (L-pI.189.7).

Durante il nostro percorso ritorneremo sul discorso della "piccola folle idea" e delle "Relazioni speciali"...............

Roxane1959
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Re: D: SCARSA AUTOSTIMA E RELAZIONI

Messaggio da Roxane1959 » 8 dicembre 2020, 19:53

"Fa semplicemente questo: resta quieto, e metti da parte tutti i pensieri di ciò che sei e di ciò che è Dio, tutti i concetti che hai imparato sul mondo, tutte le immagini che hai di te stesso. Svuota la tua mente da tutto quello che essa ritiene vero o falso, buono o cattivo, da ogni pensiero che essa giudica degno e da tutte le idee di cui ha vergogna. Non restare aggrappato a nulla. Non portare con te un solo pensiero che il passato ti abbia insegnato, né una sola credenza che tu abbia mai imparato in precedenza da qualsiasi cosa. Dimentica questo mondo, dimentica questo corso, e vieni con le mani completamente vuote al tuo Dio.

E' decisamente destabilizzante questa affermazione.
E mi spinge a chiedermi : ma tutto questo non significa un completo annientamento di se stessi? E' questo il percorso verso la pace?
Che senso ha allora tutto quello che facciamo? O Dio l'ha scelto per noi?

Grazie
Rosanna

Mario Zanoletti
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Re: D: SCARSA AUTOSTIMA E RELAZIONI

Messaggio da Mario Zanoletti » 10 dicembre 2020, 15:57

Ciao cara amica Rosanna,

L'affermazione a cui ti riferisci appare destabilizzante per il fatto che siamo aggrappati alle "nostre" convinzioni.
Restare "quieti" potrebbe significare "resta in te stesso, ascolta semplicemente la Tua Voce, riconoscendola come vera, lasciando il rumore di una voce che non comunica verità".
Credere cioè che siamo un corpo, un sé diviso che cerca quello che non può trovare perché non conosce se stesso e mai conoscerà ciò che non può essere della mente.
mettere in discussione le proprie credenze, i propri simboli è solo l'inizio del "disfacimento".
Come può un seme "annientare" se stesso se vuole vivere? Semplicemente si trasforma (Espiazione) in albero che, a tempo debito, darà i suoi frutti. La pace (che noi siamo), non va conquistata, bensì va compreso tutto ciò che impedisce la sua espressione e, perché non la manteniamo (T.19.IV. Gli ostacoli alla pace).

Noi crediamo di avere effettivamente cambiato la Realtà accettando nella nostra mente il pensiero di poter essere separati dalla nostra Fonte. Così, con l'interposizione di una mente divisa e del processo identificato come pensare, abbiamo creduto di aver mutato la nostra vera Identità di Pensiero uno con Dio.
Quando il filosofo francese del diciassettesimo secolo Cartesio disse: "Penso, perciò sono," stava in realtà facendo una affermazione basata sull'ego secondo la quale un essere che può pensare esiste.
Ora, in qualità di studenti di Un corso in miracoli, possiamo considerare l'assunto e renderci conto che una affermazione basata sulla mente corretta sarebbe: "penso, perciò non sono."
È così perché, come abbiamo già visto negli incontri e scritti sul forum, il pensiero stesso è la negazione della nostra vera Identità come Pensiero unificato nella Mente della Fonte di ogni Pensiero. Questa è un'unità che, nuovamente, non permette alcuna distinzione dualistica tra pensatore e pensato, ed anche tra Creatore e creato.
Una volta che prendiamo pienamente atto di ciò, possiamo procedere con il processo di disfacimento chiamato Espiazione, accettando il pensiero di correzione dello Spirito Santo (Maestro interiore) per ogni pensiero errato dell'ego che dapprima avevamo accettato nella nostra mente. La riluttanza, se non l'aperto rifiuto, di avere accesso al pensiero dello Spirito Santo di correzione dei nostri pensieri errati dell'ego, viene dal fatto che noi non siamo gli autori del copione di correzione, ma siamo in verità gli autori del copione scritto dalla mente sbagliata dell'ego.

Il paradigma risultante può così essere riassunto come segue:

1) Diventiamo consapevoli che siamo identificati con la nostra mente sbagliata;

2) Decidiamo attivamente di cambiare la nostra mente e così abbiamo accesso alla correzione nella nostra mente corretta; e

3) Accettiamo la correzione, nonostante il fatto che l'"io" che si è identificato con la mente sbagliata sperimenterà questo cambiamento come un'offesa personale, perché questo sé non è l'origine del pensiero di correzione della mente corretta.

Quando infine riusciamo a renderci conto che tutto il nostro pensare è costituito dal fare delle immagini, così come lo spiega Un corso in miracoli, abbiamo raggiunto un altro stadio del nostro viaggio verso casa. Successivamente, all'interno di questo processo dobbiamo tenere da qualche parte a mente l'idea che il tempo e l'intero mondo sono già finiti (Testo. p.625, T-28.I.1:6-7), e che stiamo semplicemente "rivedendo mentalmente ciò che è passato" (Libro degli esercizi, p. 300 L-pI.158.4:5). Questo è importante perché si possa comprendere che tutto il nostro pensare è semplicemente un meccanismo per avere accesso ad un copione che è già disfatto. Il risultato finale è che abbiamo una esperienza solo immaginata che sembra reale - tramite i trucchi magici dell'ego e i suoi colpi di mano - del mondo che è di per sé irreale e che è già finito molto tempo fa.

Infine, quando la correzione della mente corretta sarà stata totalmente accettata - l'accettazione dell'Espiazione - ed avremo lasciato andare tutta la colpa riguardo alla separazione che percepiamo, il sogno felice ci condurrà al mondo reale, nel quale comprenderemo finalmente che tutto ciò che abbiamo pensato o visto non è stato che un sogno di dualità e individualità. A questo punto accetteremo la verità che noi, come Gesù, siamo le manifestazioni dello Spirito Santo e così siamo "pensati", termine che descrive l'idea che noi non siamo l'origine dei nostri veri pensieri, ma che lo sono Gesù o lo Spirito Santo. Noi non cerchiamo più di interporre ciò che in precedenza abbiamo chiamato il nostro pensare, per bloccare questa consapevolezza.

Si dovrebbe notare che insito in questo processo di disfacimento, cioè, l'essenza del perdono, c'è il requisito che si metta in dubbio ogni valore che possediamo (Testo, p.530; T-24.in.2:1). Nella sezione del testo, " La pratica dell'Istante Santo," Gesù ci sollecita così:

Nella tua pratica, quindi, cerca solo di essere vigile contro l'inganno e non cercare di proteggere i pensieri che hai intenzione di tenere per te. Lascia che la purezza dello Spirito Santo li dissolva col suo splendore, e porti tutta la tua consapevolezza ad essere pronta per la purezza che Egli ti offre. Così Egli ti preparerà a riconoscere che ospiti Dio e che non sei ostaggio di niente e di nessuno (T-15.IV.9:8-10;)



Quando avremo vinto la paura – non nascondendola, non minimizzandola e non negando in alcun modo il suo pieno significato – questo [la pace] è ciò che vedrai realmente” (T.12.II.9:5).




"Voi siete una parte ed espressione del mondo ed esso si riflette in voi pienamente e completamente.
Non potete separarvi da esso poiché esso influisce su di voi e voi su di esso, vi piaccia o no.
Ogni tentativo di straniarvi dal mondo porta inevitabilmente alla vostra decadenza, all'inaridimento della mente e del cuore.
Voi avete costruito il mondo e voi dovete trasformarlo.
Con la vostra condotta, il vostro modo di vivere, col rigenerare radicalmente voi stessi, potrete creare un mondo nuovo libero dal bisogno e dalla lotta, dallo sfruttamento e dalla guerra.
Questa rigenerazione radicale, questa completa trasformazione avverrà se voi siete consapevoli dei vostri pensieri, sentimenti ed azioni.
Siate dunque consapevoli di come vi comportate nella vostra vita quotidiana, di come siete condizionati dal passato e dall'ambiente, di come agite spinti dalla memoria, dall'avidità, dallo spirito di imitazione e di sottomissione.
Non condannate la vostra vita; siate misericordiosi verso di voi, ma non giustificatevi, osservate senza difendervi o condannarvi, esaminatevi quali siete, mentre pensate, sentite ed agite finché comincerete a comprendervi." (K.)



Grazie della domanda............. :)
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