L’EMOZIONE PASSA ANCHE DA QUI

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Mario Zanoletti
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L’EMOZIONE PASSA ANCHE DA QUI

Messaggio da Mario Zanoletti » 22 ottobre 2021, 15:22

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Proponiamo una lettura che si collega all'aspetto psicosomatico, una voce della mente che comunica al corpo la sua insofferenza/sofferenza. Iniziamo con l'intestino e alcune "complicanze" colelgate alla modalità di pensiero dell'ego (io).
Come sai, sono spunti che vengono trattati anche nel Corso, anche se con altra modalità e solo in alcuni capitoli ed Esercizi.
Ma un'attenta lettura del Libro "PSICOTERAPIA scopo, processo e pratica" ci riporta a tali questioni. (estensione dei principi UCIM)


L’EMOZIONE PASSA ANCHE DA QUI

Sapevate che abbiamo due cervelli?
Non è una battuta: quando si dice che si tratta di una cosa "di pancia", stiamo esattamente sostenendo questa tesi.
Fin dall'antichità si affermava che la pancia (l’intestino ) fosse la sede secondaria delle emozioni e principale del -l’inconscio; ma per potere avere queste funzioni, occorre che la pancia abbia un "cervello" che possa elaborare i
dati autonomamente da quello superiore. Con gli studi di neuro gastroenterologia si è potuto verificare scientificamente la connessione tra intestino e cervello.
Per molto tempo si è pensato che il cervello cranico avesse la predominanza e la superiorità in tutte le funzioni vitali.
Poi si è scoperto che tutta la mucosa intestinale è cosparsa di neuroni, per la precisione ben 100 milioni!
Sono molti di più di quanti se ne trovino nel midollo spinale e sono disseminati come una maglia a rete attorno all'intero intestino.
Questa rete neuronica complessa è un vero e proprio cervello, chiamato cervello enterico.
E’ un minicervello diffuso lungo tutto il tratto intestinale con un numero di neuroni analogo a quello del midollo spinale e regola molte funzioni sensitivo-motorie in maniera indipendente dal “collega” più nobile; i cosiddetti “due cervelli” sono connessi da una ricca rete di fibre nervose (GUT- BRAIN AXIS) che comunicano interattivamente.
Il cervello enterico è in grado di memorizzare le ansie e le emozioni; il cervello cranico raccoglie i dati, li elabora,
ma è la pancia che prepara il profilo emotivo.

Come i nostri visceri sono influenzati dalle emozioni?
E' interessante ciò che da secoli si sostiene nella medicina orientale: a ogni organo interno corrispondono
specifiche caratteristiche fisiche ed emozionali.
L'intestino è in grado di recepire e riconoscere non solo i vari cibi adatti, ma anche le sostanze velenose, sia dal
punto di vista materiale che da quello psichico.

Questa rete neuronica complessa è un vero e proprio cervello autonomo, è il più antico cervello legato alla sopravvivenza dell'animale e dell'uomo, nella ricerca del cibo per vivere, si è specializzato nel corso dei millenni indipendentemente da quello più in alto, seguendo
un’evoluzione parallela, ma separata, pur mantenendo
una posizione di aiuto e/o di contrasto (a livello inconscio) al cervello di sopra, luogo che manifesta la coscienza dell'essere stesso;
infatti tutti noi ci "sentiamo" sopra e non sotto, ma dal cervello di sotto siamo sempre
influenzati....fin dalla nascita

I due cervelli, il cranico e l'enterico (plesso mienterico e submucosale), sono connessi dal nervo vago. Il cervello enterico, detto addominale o viscerale, nella sua evoluzione, oltre a presiedere alle funzioni vitali: ricerca del cibo, elaborazione delle sostanze necessarie alla vita
delle nostre cellule. Questo compito è assai riduttivo per una cosi grande massa di neuroni, è stato investito di proprietà legate alle funzioni derivanti dalle emozioni ed all'inconscio del soggetto; infatti le sue cellule producono neurotrasmettitori (il 95% della serotonina è prodotta in
quella sede) e proteine che contribuiscono al buon funzionamento del Sistema nervoso centrale (SNC)
inoltre secerne delle sostanze psicoattive (oppiacei, antidolorifici, calmanti) che influenzano gli stati di animo.



2 parole su :
*stipsi
*diarrea
*morbo di crohn e retto colite ulcerosa e loro significato psicologico


Stipsi: la funzione di defecazione occupa un posto importantissimo nella vita emotiva della primissima infanzia e, come l'ingestione di cibo, si associa nei primordi della vita a peculiari attitudini emotive.
Mentre il desiderio di sicurezza e il bisogno di ricevere o impossessarsi con la forza di ciò che non è dato
liberamente, di essere amati, di appoggiarsi a qualcuno, sono strettamente associati con gli aspetti incorporativi della nutrizione, l'atto della defecazione viene collegato alle emozioni del possesso, all'orgoglio di una vittoria raggiunta e alla tendenza al dare e al trattenere. Alcune
forme d’impulsi ostili ( l'aggredire, lo sporcare ) sono pure associate con queste funzioni.

Ogni atto evacuativo è valutato dal bambino come una specie di dono agli adulti, valutazione spesso rafforzata dal grande interesse che la madre dimostra per gli escrementi del bambino.

L'attitudine primordiale del bimbo nei riguardi delle sue feci è d’interesse, di scoperta. Gli escrementi sono un
possesso di valore, una sorgente di piacere, un bene di scambio. L’atteggiamento d’interesse per i propri
escrementi viene inibito dall'educazione e cambiato nel suo opposto: disgusto e disprezzo. Le feci diventano
un'arma che sporca e l'atto in se stesso può assumere significato spregiativo. Nella vita successiva queste
connessioni scompaiono dalla personalità conscia, ma restano profondamente radicate nella vita emotiva.
Se il possedere e fare un dono fa sentire buono il bimbo in tutto questo c’è un elemento forte di ambivalenza:
posso fare un dono, ma lo scotto è la puzza che si accompagna ; da qui l’atteggiamento di negazione della
propria parte “ombra”: la stipsi allora diventa il controllo onnipotente di ciò che non è nobile e alto: le proprie feci.

La funzione defecatoria si trova così collegata con la sensazione del successo raggiunto, della donazione o dell'aggressione e l'escremento diviene il simbolo del possesso. Per capire il fondamento psicologico dei disturbi della funzione defecatoria, quali la diarrea o la
stipsi, è d'importanza fondamentale conoscere questo sviluppo emotivo.
Se la testa è la centrale della ragione, il cuore il centro delle emozioni e dei moti affettivi, la pancia è la sede dei sentimenti e dei desideri primitivi, da un lato infantili e dall'altro arcaici.

Diarrea: ci si libera dei contenuti introiettati dal mondo esterno senza assimilarli, ci si libera di contenuti inconsci manifestando aggressività e ostilità verso l'ambiente di cui si ha paura e che si vuole sporcare.
Quando si scatenano i sintomi?
Molti autori hanno messo in luce l’esistenza di una correlazione tra il manifestarsi di sintomi intestinali gravi
negli adulti (come ad esempio l’esordio di una colite ulcerosa) con degli eventi particolarmente
spiacevoli avvenuti nel periodo immediatamente precedente. Secondo valutazioni diverse questo è rilevabile nell’85%-90% dei casi e gli studi sembrano concordare su questo punto.


Ma di quali eventi si tratta?


Il più delle volte di conflitti nell’ambito delle relazioni affettive o sociali, come separazioni, divorzi, rotture di
legami o licenziamenti, ma più in generale di situazioni di cambiamento che il paziente trova molto difficile
accettare.
Secondo Franz Alexander: “ I primi sintomi della colite ulcerosa appaiono frequentemente quando il paziente si
trova a dover affrontare determinate situazioni della vita che richiedono un’attività particolarmente impegnativa verso cui si sente impreparato”.
Il soggetto svilupperebbe allora delle forme di donazione simbolica sostitutiva del compimento dell’azione richiesta

In altre parole gli episodi di diarrea sostituirebbero a livello simbolico l’atto reale del dare: “ Di fronte alla necessità di rispettare obblighi, portare a termine compiti, far fronte a impegni finanziari, restituire favori, il paziente reagisce non sul piano reale ma su quello
simbolico con la donazione del proprio contenuto intestinale”.


LA PERDITA DELLA FIGURA CHIAVE
La spiegazione psicodinamica dei conflitti emotivi che intervengono nella genesi della colite ulcerosa è centrata sulla cosiddetta “perdita della figura chiave”: la comparsa dei sintomi seguirebbe, anche se non immediatamente, la perdita reale o immaginata di quella figura che faceva da supporto esterno.

Le situazioni scatenanti si possono riassumere in una rottura della relazione (effettivamente avvenuta o anche
solo temuta) con la persona che svolgeva la funzione di sostegno esterno, oppure nella richiesta di prestazioni che il soggetto non si sente in grado di offrire, e nella paura di perdere la stima e l’approvazione della figura chiave.
Il risultato di trattenere tutto per paura di rimanere senza nulla diviene allora più comprensibile, come pure la depressione sottostante e il ricorso
a donazioni sostitutive sul piano simbolico mediante i contenuti del proprio corpo quando la pressione a soddisfare le aspettative dell’ambiente si fa troppo gravosa.


Il significato dell’alternanza di stipsi e diarrea:

(osserviamo anche alcune espressioni linguistiche molto comuni e metafore intestinali presenti nel linguaggio) ;
nei periodi di stipsi sarebbe in atto un tentativo di “farcela a tutti i costi” contando solo sulle proprie forze.
Si tratta di uno “stringere i denti e tener duro ” per andare avanti, cercando di non dar via nulla di sé. La
simbologia del “trattenimento” si baserebbe su un vissuto di estrema scarsità delle proprie risorse e di
difficoltà nel far fronte alle circostanze, ma in cui è ancora viva la speranza di potercela fare e la determinazione a riuscirci. In questa fase sarebbero più presenti gli elementi ossessivi, la cocciutaggine, la chiusura e la diffidenza verso gli altri, la tendenza al
controllo e l’avarizia anche in senso figurato.

Il passaggio agli episodi di diarrea rappresenterebbe invece una condizione di “resa” completa di fronte all’impossibilità dell’impresa, una sorta di rassegnazione disperata che chiede aiuto con un metaforico: “ Che cosa vuoi ancora da me? non vedi che non ho più nulla?
Sono del tutto svuotato, aiutami!”. In questa fase prevarrebbero degli elementi di depressione mascherata e di desiderio di venire soccorsi. E verrebbe anche espressa l’aggressività troppo a lungo trattenuta, che ora si manifesta nel liberarsi violentemente delle feci e/o nel
vomito. Una metafora di perdita di controllo che è liberatoria e aggressiva insieme, che fa da contrappeso al precedente trattenimento a oltranza.

Entrambi gli atteggiamenti si capiscono meglio (e diviene anche chiara l’alternanza) se teniamo presente che il vissuto di chi soffre di disturbi intestinali è quello di essere eccessivamente pressato dalle richieste esterne e di fare molta fatica a soddisfarle, con una costante
oscillazione tra tentativi eroici e rabbie represse, sforzi esasperati e sconfitte umilianti, speranze e disperazioni.
Ci sono ora prove convincenti che il trauma della prima infanzia e le perdite costituiscono i principali fattori di rischio per il successivo sviluppo della depressione.

Pertanto, viene messa in luce la combinazione di genetica, stress nei primi anni di vita, e tensione emotiva continua e protratta nel tempo.
Un affascinante studio ha suggerito che i fattori di stress moderati potrebbero alterare negli umani la secrezione delle ghiandole salivari, che a loro volta influenzano la colonizzazione microbica .
Quindi, lo stress potrebbe essere legato all'interazione tra la flora microbica con il sistema immunitario intestinale.


Morbo di Crohn (MC):

descritto per la prima volta da Crohn nel 1932, è un processo infiammatorio che può interessare tutti i segmenti intestinali, sebbene i
tratti più colpiti siano l'ileo terminale e il colon.
Tale patologia rientra nel quadro delle malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD), l'eziologia e patogenesi delle quali restano ancora in buona parte sconosciute.

Anche non volendo sottovalutare il concorso dei fattori organici, è innegabile ormai il ruolo decisivo che il terreno psichico assume nel determinare o
favorire l'instaurarsi di precise sofferenze gastroenteriche. La psicosomatica indaga le reciproche interferenze tra vita emotiva e fisiopatologia umana, uno studio reso "scientifico" dall'applicazione dei concetti psicodinamici alla clinica medica, e reso "pratico" dall'introduzione delle tecniche psicodiagnostiche e soprattutto psicoterapiche nell'ambito della medicina tradizionale.
Dall'analisi della letteratura psicologica pubblicata negli ultimi anni sul morbo di Crohn prevale un orientamento che utilizza nella metodologia
soprattutto test e questionari e pone come obiettivo della ricerca la definizione di quadri psicopatologici da collegare al sintomo organico come la
depressione, l' ansia, e la qualità delle risposte di questi pazienti allo stress.

I dati così ottenuti sono stati confrontati con quelli di un gruppo di controllo, composto di quaranta soggetti non affetti da patologia gastrointestinale, con i quali sono stati utilizzati gli stessi strumenti, al fine di poter verificare le ipotesi formulate.

Risultati e conclusioni
Per quanto riguarda i fattori di personalità, è emerso che i pazienti affetti da MC sono emotivamente vulnerabili, tendenti al turbamento perché incapaci di raggiungere un adeguato aggiustamento dei propri problemi emotivi non risolti, confermando la presenza di stati depressivi in questi soggetti.

Un'altra caratteristica dei pazienti è l'inquietudine, l'irritabilità, l'impazienza e l'incapacità di restare inattivi, confermando l'ipotesi degli alti livelli d'ansia che caratterizzano i pazienti.
I soggetti affetti da MC possono essere inoltre descritti come dipendenti dagli altri, cercano l'approvazione e l'ammirazione sociale; questo dato permette di confermare l'ipotesi di una persona dipendente dalle persone importanti che le sono vicine e con un’aumentata difficoltà a liberarsi del rancore a seguito di una frustrazione.

Se questi spunti sui sintomi che colpiscono molte persone ti sono apparsi interessanti scrivici e ne proporremo altri.

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