IL DOLORE, QUESTO SCONOSCIUTO - CONOSCIUTO
Inviato: 14 agosto 2021, 11:47
Intendiamo, con questo discorso sul dolore, proporre una serie di temi che possono essere letti come spunti meditativi.
Ma anche come un aiuto per aiutare tutti coloro che vogliono VERAMENTE comprendere il senso di tutto ciò che accade nella vita di ognuno.
Osservare ogni nostro movimento è, secondo noi, vivere intensamente la propria vita, assaporarla, respirarla, gustarla in ogni sua forma, in particolare "vederla" per ciò che è, e vedere significa essere presenti nella gioia compassionevole.
DOMANDA:
Il dolore è diverso da colui che soffre?
E' per caso autocompassione?
Il dolore è provocato dalla solitudine, dal sentirsi disperatamente soli e isolati?
Possiamo osservare il dolore come concretamente si presenta in noi e restare con esso, tenerlo con noi e non distogliercene?
Il dolore è un tentativo di fuga? Da che cosa?
Reagire al dolore è un'ulteriore sofferenza?
Perché molte persone cercano il dolore in continuazione?
Creare problemi non è forse seminare dolore?
La compassione a qualcosa a che fare col dolore?
Perché da millenni l'uomo sembra perseguitato dal dolore?
Il dolore fisico e il dolore psichico sono direttamente collegati o sono due fatti separati?
La sofferenza ha una causa?
Siamo consapevoli del dolore che ci affligge?
Siamo capaci di osservare la terribile, disperata solitudine dell’essere umano, che si trascina in una vita vuota, senza speranza e priva di qualsiasi significato?
E' così scontato che il dolore psicologico debba esistere?
Che cos’è il dolore?
Molte altre domande affiorano mentre si riflette su questo tema del DOLORE, domande a cui cercheremo, col contributo dei Maestri, di dare chiarezza a coloro che la vogliono.
Proponiamo quanto segue, le letture saranno relativamente brevi, sapendo che non tutti sono predisposti a lunghe argomentazioni.
Proseguiremo con brevi passi, uno dopo l'altro lungo il sentiero che ci unisce tutti.
«Un gruppo si comporta esattamente come un fuoco di carbone: una brace infiammata, non mantenuta attizzata, si spegne da sola. Un grande mucchio di brace diventa un braciere ardente. Quando si è numerosi, ognuno deve avere cura di non disturbare gli altri: in virtù di ciò si ottiene un'atmosfera unica. È precisamente da un tale ambiente che si riconosce un dojo della Via del Buddha.»
(Sawaki Kōdō Roshi)
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"Quando c'è il dolore non c'è l'amore. Come può esserci amore nel momento in cui soffrite e siete tutti presi dalla vostra sofferenza? ... Che cos'è il dolore? È per caso autocompassione? Vi prego di domandarvelo. Non stiamo dicendo che lo è o che non lo è ... Che il dolore sia provocato dalla solitudine - dal sentirsi disperatamente soli e isolati? ... Possiamo osservare il dolore come concretamente si presenta in noi e restare con esso, tenerlo con noi e non distogliercene? Il dolore non è diverso da colui che soffre. La persona che soffre vuole scappare via, fuggire, fare ogni sorta di cose. Ma se contemplate il dolore come si contempla un bambino, un bel bambino, se lo tenete stretto, e non gli sfuggite mai, a questo punto vedrete da soli, se veramente guardate a fondo, che il dolore cessa. E con la fine del dolore c'è la passione; non il desiderio, non l'eccitazione dei sensi, ma la passione" (J.K.).
La centralità di questo brano è nella frase: "Il dolore non è diverso da colui che soffre". La cosa terribile, a suo modo, del dolore non è semplicemente il dolore in sé, ma il fatto che è impossibile fuggirlo. Ogni volta che si presenta, la speranza in noi si riattiva: ci sarà un modo per correre ai ripari...
Ma è sempre la stessa storia: non puoi fare nulla. Vuoi scappare, ma è solo un vano tentativo. Reagire al dolore è solo ulteriore sofferenza.
Una nuova possibilità, poco indagata, ancor meno praticata è guardarlo, penetrarlo, investigarlo a fondo, analizzarlo con precisione chirurgica.
Così: la liberazione. Così la libertà, così la gioia di vivere.